Maroni: Verdini e Cosentino riflettano sull’opportunità di dimettersi

Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha oggi consegnato alle colonne de “Il Corriere della Sera” le sue considerazioni sull’inchiesta capitolina che rischia di far crollare il castello del Pdl. Una posizione – la sua – a metà strada tra la cautela e l‘intransigenza, che contribuirà a surriscaldare gli ambienti istituzionali. “La P2 – ha ricordato il leghista – fu una cosa seria. Qui mi sembra che ci siano più ombre che sostanza, ma Scajola – ha notato – si è dimesso senza essere indagato. Gli interessati o il loro partito devono valutare se non lasciare provochi danni al governo o al partito stesso. Noi nella Lega – ha scandito bene il ministro – faremmo così”.

Forte dei recenti successi centrati sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, il responsabile del Viminale ha sparato a zero su tutti: “Fini causa una tensione costante nel Pdl – ha detto – Noi della Lega siamo abituati a discutere nelle sezioni, non sui giornali. Poi il segretario detta la linea. La democrazia non è anarchia. Non sarà mai la Lega – ha insistito il ministro – a far cadere Berlusconi, ma se Berlusconi non trova una soluzione dentro il Pdl e perde la maggioranza, si va alle elezioni”.

Quasi un avvertimento al presidente del Consiglio, sempre più pressato dal “fuoco amico” dei finiani che reclamano un significativo cambio di passo su molte questioni. Quanto alle recenti “uscite” del leader dell’Udc che, facendo appello alla responsabilità politica trasversale, ha auspicato l’avvio di un governo dalla larghe intese, Maroni ha ribadito la sua scarsa simpatia per l’ex presidente della Camera. “L‘Udc ha perso le elezioni del 2008 – ha iniziato il ministro del Carroccio – e ha perso le regionali del 2010. Chi vince governa, e chi perde – ha tagliato corto – resta all’opposizione“.

Maria Saporito