Dopo aver cercato di mettere a nudo il tanto osannato (dai media italiani) modello inglese andiamo ora ad analizzare la questione relativa a diffide e daspo. Sempre seguendo il ragionamento dei nostri due ospiti, persone molto più informate di limiti e problemi del modello inglese di quanto lo siano tanto estimatori italiani che gli stadi d’oltremanica li hanno visti…dalla poltrona.
Capello dice che il calcio italiano è ostaggio delle curve, siete d’accordo? Gli ultras sono veramente il cancro di questo sport?
VANDA: Certo le curve hanno avuto (ed in alcuni casi forse hanno ancora) un livello di influenza che ormai non ha nessuna tifoseria in Inghilterra. L’idea comunque che il calcio sia ‘ostaggio’ delle curve mi pare esagerato.
TERENCE: La maggioranza dei problemi del calcio italiano sono colpa di coloro che amministrano questo sport. Se il vostro calcio fosse stato davvero ostaggio delle curve sarebbe potuto esserci Calciopoli? Io penso proprio di no.
Alla luce degli ultimi episodi, che stampa e tv hanno sottolineato con solerzia, cosa ne pensate del razzismo nel calcio italiano e come è vissuto questo problema, se c’è, in Inghilterra?
VANDA: Il razzismo non è un problema legato solo al calcio ma come in ogni paese, Inghilterra compresa, è legato alla società in generale. Dato che la società soffre il problema del razzismo, questo si trova anche, purtroppo, anche nel calcio.
Devo comunque dire che in questo l’Italia sembra un po’ come l’Inghilterra negli anni ’80 e deve fare ancora tanta strada – non solo negli stadi ma a livello politico ed istituzionale, mediatico, nelle scuole ecc. Sia chiaro, non è un problema del tutto risolto in Inghilterra – ma i cori razzisti non si sentono negli stadi inglesi da tempo. C’è un sentimento talmente diffuso che sonno ormai ritenuti inaccettabili e nel caso una persona provasse ad intonare un coro razzista, verrebbe zittito o addirittura denunciato dagli altri tifosi intorno, cosa che sarebbe impensabile qui in Italia!
TERENCE: Il razzismo è quasi ovunque nel calcio italiano, specialmente negli stadi. Ad esempio, durante la finale della Coppa Italia ci sono stati un fiume di insulti razzisti rivolti a Mario Balotelli, soprattutto del genere di ‘negro di merda’. Nonostante il suo comportamento sul terreno di gioco, cosa c’entra il colore della pelle? Niente. Il fatto è che ci sono molti razzisti in Italia, e il razzismo è ovunque in questo paese e in questa società. Questo governo e razzista, nonostante non ci sia mai stato un Impero Italiano dal quale gli immigrati vennero al termine della seconda guerra mondiale come quello del Regno Unito. L’immigrazione è un evento relativo agli ultimi 20 anni in Italia e il popolo in generale non è ancora pronto per accettare gli stranieri, purtroppo.
Onestamente rispetto all’Inghilterra l’Italia è un pò indietro. Da noi negli stadi, in generale, non c’è razzismo, anzi, non ci sono manifestazioni di discriminazione razziale. Tuttavia i razzisti esistono come in ogni paese, ma sanno di essere in minoranza e che quindi rischierebbero l’espulsione dallo stadio se intonassero cori razzisti. Ma come ho detto in precedenza il razzismo è una problema per tutto il paese e io non vedo una soluzione se anche chi governa il paese, e quindi dovrebbe dare l’esempio, promuove politiche razziste ed intolleranti.
Cosa ne pensate del biglietto nominativo e come verrebbe percepita l’introduzione di una simile norma nel vostro paese?
VANDA: Non ho mai capito il senso del biglietto nominativo, che dal mio punto di vista non fa altro che creare disagi a tutti i tifosi senza ostacolare l’ingresso alla minoranza violenta.
TERENCE: Diciamo che da un certo punto di vista esiste anche da noi. Gli abbonati del Chelsea comprano la maggioranza dei biglietti e la società sa chi va in trasferta (Come in Italia del resto, l’abbonamento è stato sempre nominativo. N.d.R.). Ok, il tuo nome non è scritto sul biglietto, ma se la polizia ti arresta per qualcosa, è facile scoprire chi sei, e la società ti può diffidare se vuole. Per la partita in casa la maggioranza dei biglietti sono venduti ai ‘member’, quelli che pagano circa £50 per avere il diritto di comprare i biglietti in prelazione per ogni partita in casa. Quindi la società sa chi ha comprato i biglietti, e dove si trova.
Capitolo diffide, in molti contestano l’arbitrarietà di questo provvedimento che non è emesso da un magistrato ma bensì dalla P.S. e nella maggior parte dei casi viene scontato ancor prima di essere giudicati attraverso un processo. Nel vostro paese come funziona e con quale frequenza si viene allontanati da uno stadio?
VANDA: Come detto prima, da noi il ‘Football Banning Order’ viene applicato da un magistrato o da un giudice di pace. Nei casi in cui una persona viene condannata in modo definitivo per un reato da stadio, la diffida sarà automaticamente emessa per un minimo di 3 anni. Le diffide possono essere anche ‘preventive’ nel caso che la polizia abbia motivi di credere che una persona rappresenti un rischio per’ordine publico e riesca a convincere il giudice di questo. Le diffide sono usate soprattutto per arginare coloro che creano problemi all’estero, in questo caso hanno l’obbligo di rilasciare il passaporto alla polizia per tutta la durata dei tornei internazionali.
Simone Meloni