Siamo nel 1610, in un caldo mese di luglio a Porto Ercole, in provincia di Grosseto: è qui in questo periodo che moriva Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, a causa di circostanze ed in modalità mai ben chiarite: a ripercorrere e sdipanare un filo tra gli ultimi momenti della vita del celebre pittore milanese viene in aiuto la mostra-evento intitolata “Michelangelo Merisi da Caravaggio, chiuder la vita” che è stata curata da Valeria Merlini e Daniela Storti e grazie anche al coordinamento scientifico di Francesca Temperini ed il sostegno e aiuto dell’Eni. La mostra verrà ospitata ed avrà luogo proprio a Porto Ercole all’interno della chiesa di Sant’Erasmo, da domenica fino alla data del 18 agosto.
Caravaggio, tentando in extremis di tornare a Roma da dove era fuggito in seguito all’uccisione di un uomo, abbandona per quella che è l’ultima volta la costa napoletana con le sue poche cose e portando con se tre dipinti che erano probabilmente destinati ad andare al Cardinale Scipione Borghese, l’unico che aveva la concreta possibilità di tramutare la sua pena in grazia concedendogli così la possibilità di tornare a vivere una vita vera.
Non sono note a nessuno le circostanze precise che lo condussero alla morte poichè arrivato a Palo, Caravaggio viene arrestato e dopo due giorni, riavuta la libertà, corre ad inseguire la feluca dove le sue opere stavano continuando il viaggio per tentare di recuperare quello che era l’unico modo per ottenere la grazia dal Cardinale. Stanco e distrutto però a causa della fatica e della febbre da cui era stato colto, quello che è stato uno dei geni assoluti della pittura mai esistiti morì alla giovane età di 39 anni nella località di Porto Ercole.
Rossella Lalli