I recenti scossoni politici hanno destabilizzato a tal punto il Paese da spingere sempre più persone a caldeggiare la causa del governo di transizione, fondato sulle larghe intese. L’ultimo in ordine di tempo è stato Massimo D’Alema che ieri, in una lunga intervista a “Il Corriere della Sera”, ha rimarcato l’invito a tutte le forze politiche di fare appello al loro senso di responsabilità per traghettare il Paese fuori dallo stato di crisi in cui momentaneamente versa.
Niente di nuovo sotto il sole ovviamente: già il leader dei centristi Casini aveva individuato nelle larghe intese la via maestra da seguire per riaccendere il motore inceppato dell’Italia, ma la soluzione rimarcata da D’Alema ha suscitato un corale interesse. A sinistra e a destra. La base del Pd ha sposato con slancio la proposta rinnovata dal presidente del Copasir: “Siamo pronti a dare il nostro contributo ad una fase di passaggio, di superamento di questi anni di berlusconismo” ha detto Pier Luigi Bersani, mentre Dario Franceschini ha ribadito la compattezza del partito, definendo la proposta di D’Alema “largamente condivisa“.
“Se ci venisse chiesto dal Capo dello Stato – ha confermato Rosy Bindi – di partecipare a un governo che definirei di ‘salute pubblica’, il Pd, che è un partito responsabile a cui sta a cuore l’interesse generale, mentre lavora all’alternativa – ha precisato – potrà valutarlo con attenzione”. L’apertura manifestata dalla dirigenza democratica è stata “benedetta” dallo stesso Casini che ha spiegato: “C’è modo e modo di fare opposizione: si può fare testimonianza politica, che è destinata a non incidere, oppure lavorare per favorire i processi politici. E’ evidente – ha notato – che non tutti nel Pd vogliono stare in panchina“.
Fin qui i consensi, ma la proposta rinverdita da D’Alema – che spinge per un governo di transizione “orfano” del premier Berlusconi – ha anche suscitato le immancabili contestazioni. “Massimo D’Alema – ha commentato il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone – mette in campo una proposta politica inaccettabile, che va immediatamente rispedita al mittente. Gli italiani hanno votato Silvio Berlusconi due anni fa – ha ricordato – e poi ancora un anno fa, e poi ancora due mesi fa. Come si può pensare di prescindere da questo dato di fatto per immaginare giochi di palazzo contrari alla volontà popolare?”.
Più irriverente il commento del ministro della Cultura, Sandro Bondi, che alla proposta dell’ex presidente del Consiglio ha risposto con ironia: “Come si può dare torto a D’Alema – ha iniziato – quando ritiene indispensabile un governo di emergenza per rimediare all’insipienza e alla mancanza di credibilità del presidente del Consiglio? L’unica soluzione possibile è un governo presieduto dallo stesso D’Alema, la cui autorevolezza – ha continuato il coordinatore del Pdl – è universalmente riconosciuta, con una squadra di governo finalmente competente onesta e politicamente illuminata, composta da personalità di indiscusso valore quali ad esempio Montezemolo, Rodotà, Eco, ecc. Fa niente – ha ripreso il ministro – se tutti costoro non hanno ricevuto alcun mandato elettorale. Quando sono alle porte i barbari la democrazia è un inutile peso. Ben venga dunque – ha concluso Bondi – la repubblica dei filosofi e degli onesti”.
Nel girotondo delle reazioni seguite all’invito di D’Alema, si segnalano infine la titubanza di Francesco Rutelli, che rimanda di un anno la discussione sulla possibilità di creare un governo di transizione, e la chiusura di Antonio Di Pietro: “Le larghe intese se le facessero loro – ha tuonato il leader dell’Idv – i cambia bandiera della maggioranza e la parte finta dell’opposizione”.
Maria Saporito