L’italietta colpisce ancora. E lo fa usando le armi che le sono più congeniali e che negli ultimi anni ha reso ancora più precise. L’ignoranza e, soprattutto, la discriminazione. E fa raccapriccio e rabbia sapere che l’ennesimo atto di ignoranza e di discriminazione proviene da un prestigioso ospedale quale il “Gaetano Pini” di Milano. Che chiude le porte alla donazione di sangue da parte di omosessuali.
“Il tuo sangue non ci interessa più” è quello che si è sentito dire Gabriele, gay dichiarato e da otto anni donatore di sangue, quando si è recato a fare la sua periodica donazione al nosocomio. Amareggiato, arrabbiato, deluso e triste. Ecco come ha dichiarato di sentirsi il ragazzo. E con lui l’intera comunità gay d’Italia. A cosa serve manifestare per il proprio orgoglio omosessuale, come è avvenuto da giugno fino a qualche giorno fa, se poi anche le istituzioni e gli ospedali ti discriminano? Ora anche il sangue dei gay è “diverso“? Ovvio. Sembra essere la morale di tutta questa triste storia. Non è forse il momento di farla finita con queste situazioni imbarazzanti per il nostro paese e che ledono l’intelligenza delle persone?
Mentre in Argentina si approvano i matrimoni gay e il Messico accoglie con entusiasmo la luna di miele delle coppie argentine che si sono sposate in questi giorni, l’Italia dimostra per l’ennesima volta la sua inferiorità. Il suo essere così estranea ai tempi. Lontana anni luce dai diritti di tutti i cittadini. E non solo quelli che vengono tacciati di “normalità“.
“E’ ora che le cose cambino”. Così ha affermato il deputato PD Paola Concia, che ha annunciato di presentare un’interrogazione parlamentare sull’accaduto al Ministro della Salute, in cui riporterà una serie di statistiche che dimostrano come non ci sia nessun fondamento scientifico alla direttiva decisa dal Pini secondo la quale sono esclusi dalla donazione “persone di sesso maschile che abbiano avuto rapporti sessuali con persone dello stesso sesso”. A firmare l’interrogazione della Concia anche l’ex Ministro alla Salute, Livia Turco, che ha retto il Ministero dal 2006 al 2008.
“Questa è una violazione del principio di non discriminazione sancito dalla Costituzione” dichiara Paola Concia in un misto di rabbia e stupore. “In Italia – attacca Concia – ci sono 9 milioni di italiani che vanno a prostitute. Loro posso donare il sangue e i gay no? Siamo cittadini come gli altri e devono piantarla di trattarci come persone di serie B. E’ ora di farla finita. Se è vero che le Regioni hanno una loro autonomia, questo non vuol dire che si possano discriminare le persone omosessuali”.
Interviene anche Rosaria Iardino, presidente del Network Persone Sieropositive, secondo la quale la scelta dell’ospedale “non ha alcun fondamento: bisognerebbe anche escludere dalla donazione gli eterosessuali che hanno avuto rapporti a rischio”. Di sicuro la comunità gay, lesbica, transessuale, queer, bisessuale e intersessuale non si lascia intimorire. E si sa che in situazioni come queste la solidarietà interna di queste comunità è forte e stabile. Come diceva dal palco del RomaPride 2010 la giornalista Delia Vaccarello: “Solo uniti possiamo combattere tutto questo”.
Gabriele tornerà a donare sangue. Tutti i gay torneranno con lui a donare il proprio sangue.
Augusto D’Amante