Greenpeace: il vero costo degli OGM

E’ stato pubblicato giovedì dall’associazione ambientalista e animalista Greenpeace il rapporto “Il vero costo degli Ogm”. Un dossier che tenta di evidenziare i fallimenti su vari fronti degli Ogm proprio mentre la Commissione Europea inventa di tutto per favorirne le autorizzazioni necessarie alla produzione in tutti gli stati membri. Tra i casi studiati e pubblicati nel rapporto ci sono ad esempio i “falsi miti” legati agli Ogm: a sfatare la bufala che producono di più ci pensa il capitolo sulla soia Ogm, che ha rese inferiori del 5-10% rispetto alle varietà convenzionali. E che dire invece dell’aumento delle piante infestanti resistenti agli erbicidi nei campi coltivati con Ogm? Stanno riportando gli agricoltori americani addirittura all’uso della zappa per eliminare le erbacce.

E le varietà di mais Ogm che dovevano essere resistenti agli insetti e che sono risultate più suscettibili all’afide del mais rispetto alle varietà convenzionali? In un’epoca segnata dal riscaldamento globale, non si può tacere della maggiore sensibilità alle alte temperature e l’emergenza causata dai parassiti secondari, come nel caso del cotone Bt.

“Il nostro pianeta – commenta Greenpeace – ha bisogno di un’agricoltura diversificata e di stampo ecologico, che ci protegga dai mutamenti climatici. Che fornisca alimenti nutrienti e sicuri per tutti, e non rischiosi Ogm che in gran parte diventano mangimi per gli allevamenti dei paesi ricchi. Reagire ai cambiamenti climatici è una delle sfide maggiori che l’agricoltura deve affrontare a livello mondiale. Nei prossimi decenni, differenze nella piovosità, nelle temperature e nelle varietà di piante e specie di parassiti trasformeranno l’agricoltura mondiale. Gli Ogm coltivati oggi si limitano a poche colture resistenti agli erbicidi o in grado di produrre insetticidi. Queste caratteristiche, spesso fallimentari, non hanno niente a che fare con la necessità di adattare i sistemi agricoli ai mutamenti climatici”.

“L’ingegneria genetica – concludono gli attivisti nel comunicato stampa – non rende le varietà coltivate più resistenti ai fattori di stress causati dai mutamenti climatici, come ad esempio l’eccessivo calore e la siccità. Serve solo a garantire le royalties a chi detiene i brevetti sul vivente. Investire nella conservazione e nello sviluppo della diversità “on-farm” e nella selezione convenzionale delle piante utilizzando anche tecniche all’avanguardia come la MAS, è la soluzione migliore per garantire la sicurezza alimentare in un mondo che cambia”.

di Roberto D’Amico