E’ morto Mino Damato, giornalista e conduttore televisivo. Aveva 73 anni. Con la sua scomparsa la tv italiana perde uno dei suoi volti più noti. Una lunga carriera di giornalista la sua, molti servizi per il Tg1 da zone di guerra come la Cambogia, il Vietnam, l’Afghanistan da dove ha realizzato la prima diretta televisiva durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan; è stato autore e conduttore delle trasmissioni televisive Avventura, Racconta la tua storia, In viaggio tra le stelle, Italia Sera, Domenica In, Esplorando. Dal 1988 al 1990 ha ideato, realizzato e condotto Alla ricerca dell’Arca, trasmissione che ha ricevuto tre Telegatti.
Toccanti le parole dei familiari: “Mino era un uomo che guardava in alto cercando la sua luna senza fare come quelli che si fissano il dito. Il suo sogno era quello di poter interpretare questo mondo scoprendone di nuovi, sia che fossero nello spazio – quello spazio da lui tanto amato e che simboleggiava il futuro e dunque la speranza – sia che scavasse con gli occhi e con la coscienza nei drammi della storia contemporanea“.
“Mino Damato era un bravo giornalista“, il ricordo di Maurizio Costanzo. “E’ stato una persona generosa e sfortunata. Alla fine degli anni Novanta l’ho avuto spesso ospite al Maurizio Costanzo show: era impegnato allora nella promozione della sua onlus Bambini in emergenza. Una volta mi fece vedere un documentario, da lui stesso realizzato, sulle condizioni terribili dei piccoli ammalati di Aids. L’adozione della bimba romena e la sua morte segnarono profondamente la sua vita: da lì partì la sua battaglia sociale. E oggi mi piace ricordarlo per questo, più che per l’episodio della camminata sui carboni ardenti che ha finito per essere una sorta di discriminante nella sua carriera“. Pippo Baudo ricorda il professionista: “Ottimo giornalista, che ha vissuto il suo tempo sempre in maniera problematica”.
Il ricordo dei familiari di Mino Damato rimane il più commovente e intenso. Tra i drammi di cui si occupò Damato, i familiari citano “quelli dell’assurdità delle guerre, che lui ha testimoniato in prima persona e quelli individuali che lo hanno portato a scegliere con amore assoluto la sorte dei bambini meno privilegiati. Si rispecchiava negli occhi di Andreia, la piccola romena, che, per una scelta non formale ma di cuore, diventò sua figlia e la cui breve esistenza illuminò la sua, anche quando gli occhi di Mino lasciavano trapelare la sua malinconia“.
Damato, sottolinea ancora la famiglia, “ha molto vissuto da esploratore e pioniere mediatico, scientifico e anche politico e si è esposto al giudizio e alle critiche, spesso ingiuste, che vengono indirizzate solo a chi non vive di conformismo e banalità. Ha sempre indicato una strada davanti a sé. Non tutti hanno avuto il coraggio di seguirla. La sua solitudine è stata un segno distintivo di questi tempi aridi”. “Guardare oltre con coraggio, determinazione e passione è l’esempio che ha lasciato a tutti noi. Qualunque sia la meta da raggiungere, anche quella più desiderata, ci sono viaggi che vorresti non finissero mai. Per Mino e per tutti quelli che gli vogliono bene – concludono – questo viaggio non avrà mai fine”.
Sabrina Ferrante