Il giorno dopo il danneggiamento delle statue in gesso, raffiguranti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, avvenuto a Palermo, aumenta lo sdegno per un tale gesto e incalzano le polemiche per una verità, quella sulla morte di Paolo Borsellino, che ormai da troppi anni stenta a venire fuori.
Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso ed eurodeputata del Pd, ha lanciato una sottoscrizione pubblica per raccogliere i fondi necessari per la fusione in bronzo delle statue che originariamente erano in gesso. Il governatore Raffaele Lombardo si è espresso sulla vicenda: “La Regione coprirà i costi per le statue di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, l’amministrazione è pronta a fare la sua parte – continua – per rendere il doveroso omaggio ai due magistrati caduti nella lotta alla mafia. Ricostruire le statue è il doveroso tributo che deve accomunare tutti i siciliani per cancellare lo squallido episodio”.
Proprio oggi ha parlato il fratello del giudice Borsellino: “Siamo prossimi a una svolta nelle indagini sulla strage di via D’Amelio e ora più che mai, dobbiamo stare attenti che le porte blindate che ancora ci separano dalla verità non ci vengano chiuse in faccia per l’ennesima volta”. Parole dure e di denuncia quelle di Salvatore Borsellino, che ha partecipato al corteo organizzato dal Movimento delle Agende Rosse alla vigilia dell’anniversario dell’attentato.
“In un momento così delicato – ha aggiunto – non c’é solo il rischio, ma la certezza che ci siano tentativi di depistaggio, alcuni anche istituzionali. Mi riferisco alla protezione negata al pentito Gaspare Spatuzza, che su via D’Amelio, con le sue dichiarazioni, ha aperto scenari inquietanti. Non a caso si è deciso di non ammetterlo al programma di protezione”.
“E dannosa – ha continuato – per le indagini che tentano di fare chiarezza sui tanti misteri legati alla morte di mio fratello, sarebbe anche la legge sulle intercettazioni, un provvedimento iniquo da bocciare in toto”. Borsellino ha, infine, criticato ”il silenzio di quegli esponenti delle istituzioni che solo a 18 anni dalla strage, hanno ricordato particolari che, se fossero stati conosciuti prima, avrebbero potuto dare un input diverso alle inchieste”.
Le stragi in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono e resteranno una delle pagine più nere della storia recente del nostro Paese. I contorni di queste vicende restano ancora sfumati, e se per la strage di Capaci in cui morì Giovanni Falcone i fatti furono, in buona parte, chiariti, via D’Amelio rimane ancora avvolta da un mistero relativo ai nomi dei reali mandanti ed esecutori. Si è pensato addirittura un coinvolgimento di un’entità che possa andare oltre Cosa Nostra.
Domani sarà il giorno della “fiaccolata silenziosa”, nella speranza che questo silenzio possa essere così assordante da smuovere le coscienze e illuminare una verità che ormai si attende da troppo tempo.
Sabrina Ferrante