I gay non possono donare il sangue: scoppia il caso a Milano

Non tutti gli ospedali italiani accettano donazioni di sangue dai gay

Nuovo caso di intolleranza verso i gay, che non possono donare il sangue, non di certo in tutti gli ospedali italiani.

Stavolta tocca all’ospedale ”Gaetano Pini” di Milano iscriversi nell’elenco delle strutture sanitarie che hanno detto no a un donatore di sangue, nonostante sia un volontario da otto anni (20 prelievi), da quando ha dichiarato pubblicamente di essere omosessuale.

Gabriele, che si era recato nel Centro trasfusionale del presidio milanese convinto di poter donare come al solito, i medici hanno spiegato che ”il protocollo non prevedeva che un gay potesse continuare a essere donatore”. ”Il Gaetano Pini – spiega il direttore sanitario della struttura, Amedeo Tropiano – aderisce al protocollo per la medicina trasfusionale della Città di Milano, di cui è capofila il Policlinico, e a cui aderisce anche il Fatebenefratelli”. Proprio al Policlinico, nel 2007, era avvenuto un caso analogo e all’epoca  si era sottolineato che ”l’orientamento sessuale non è a priori un motivo di esclusione dalla donazione di sangue, tant’è che secondo gli standard internazionali le donne omosessuali possono donare il sangue. ”I dati epidemiologici – spiegano però dal ‘Pini’ – mostrano invece che il rapporto omosessuale maschile è un comportamento a rischio, e pertanto la nostra struttura, rispettando le indicazioni della Commissione Europea e della legge italiana, che impongono l’esclusione dalla donazione dei soggetti con comportamenti sessuali a rischio, non ammette la donazione di soggetti maschi che abbiano rapporti omosessuali, indipendentemente dal numero di partner”.

”E’ gravissimo che un ospedale milanese rifiuti la donazione di sangue da un gay” replica Paola Concia, deputata del Pd che presenterà un’interrogazione al ministro della Salute, ”per chiedere conto di quella che è una violazione del principio di non discriminazione sancito dalla Costituzione”. Tra le statistiche che saranno allegate all’interrogazione, una stima dell’Istituto Superiore di Sanità relativa al 2008: nel 44,4% dei casi, la trasmissione del virus è avvenuta con un rapporto eterosessuale; nel 23,7% dei casi, invece, c’è stato un rapporto omosessuale o bisessuale. Un trend che trova conferma anche nei dati dell’OMS, a livello mondiale.

Un cambio di rotta, quello del nosocomio milanese, sperimentato sulla propria pelle da un ragazzo, donatore “storico” nella struttura, che sentendosi offeso e discriminato ha denunciato la vicenda sul suo blog e su Facebook.

Adriana Ruggeri