Sarà presto nelle librerie il volume dedicato a Pietro Taricone, morto meno di un mese fa, lo scorso 29 giugno. Edito da Rizzoli, s’intitola Taricone. La Vita che desideri ed è stato curato da Tommaso Labranca. Il libro avrà una prefazione davvero d’eccezione, ovvero quella dello storico e critico televisivo, nonché firma del Corriere della Sera, Aldo Grasso. Un riconoscimento, quest’ultimo, davvero significativo, considerando anche che Grasso ha spesso espresso dei pareri sfavorevoli sul mondo dei reality in genere.
La morte di Pietro Taricone ha avuto così tanta copertura mediatica «perché non te l’aspettavi – ha spiegato il critico tv del Corriere a style.it -. L’ultimo che avresti pensato potesse morire in questo momento era lui. E poi, in questo mondo di corpi giovani e splendenti, come è la Casa del Grande Fratello, la morte è l’unica ospite che non immagini possa entrare. Quando Pietro è morto è come se fosse morto il più piccolo della famiglia, non una vecchia zia. E poi perché era un persoanggio in crescita: non era ancora un attore eccelso, ma si stava impegnando».
«Pietro – ha detto ancora Grasso a style.it – se ne è andato così giovane e per questo c’è stata molta risonanza. E le modalità della sua morte, durante un lancio con il paracadute, rientrano nel suo personaggio. La sua morte è stata quasi un’opera d’arte. Come è accaduto per Lady Diana: da questi personaggi, in fondo, ci si aspetta una fine tragica».
Il critico tv non perde l’occasione per bacchettare chi ha cavalcato l’onda dell’emotività per scopi censurabili: “In negativo mi ha colpito Barbara D’Urso: pur di far vedere che lo conosceva, ne ha parlato come se fosse uno di famiglia. Lo scopo? Far piangere e alzare l’audience. Anche Roberta Beta, con cui Pietro aveva un pessimo rapporto nella Casa e che allora lei stessa non sopportava, è andata in Tv a dire che era “come un fratello”».