La giornata di ieri del presidente del Consiglio è stata, come sempre, ricca di avvenimenti. Dopo la visita a Novedrate presso l’università telematica e-campus, dove ha avuto modo di intrattenere studenti e non con considerazioni tra il serio e il faceto, il premier ha raggiunto Milano per partecipare a una suggestiva cerimonia tra le guglie del Duomo. La Provincia milanese ha infatti voluto consegnare, nel 150° anno della sua istituzione, il premio Grande Milano al presidente del Consiglio per le sue doti di “statista di rara capacità”.
Un riconoscimento che ha “ringalluzzito” il premier, tanto da indurlo a rilasciare dichiarazioni cariche di speranza e di fiducia: “Siamo alla vigilia dell’approvazione della legge sulle intercettazioni che è in Parlamento da due anni – ha detto – ancora non siamo riusciti a trovare un accordo ma penso che ce la faremo“.
Una battuta che assume quasi i contorni dell’autoconvincimento e che sembra non tenere conto delle ritrosie dimostrate non solo dall’opposizione, ma anche da una parte della maggioranza. Nel Pdl, infatti, la quadra sul testo non è ancora arrivata e la sintesi auspicata tra la “finiana” Giulia Bongiorno e il ministro Angelino Alfano non è stata raggiunta. Questione di tempo per i più fiduciosi, tra cui il presidente del Consiglio che attende con ansia l’evolversi della situazione, convinto di centrare presto l’obiettivo in Parlamento.
Sul fronte delle opposizioni però la chiusura nei confronti del ddl rimane netta: “Non accetteremo strozzature del dibattito in commissione – ha detto Donatella Ferranti, capogruppo del Pd nella commissione Giustizia alla Camera – e continueremo a pretendere che tutta la discussione su questo provvedimento avvenga alla luce del sole e tenendo conto delle posizioni delle opposizioni”.
“Non faremo nessuno sconto – ha rincarato il capogruppo dei deputati di pietristi, Massimo Donadi – È inutile che la maggioranza si affanni per cercare una quadratura del cerchio che non esiste. Il ddl intercettazioni è antidemocratico e pericoloso, indegno di uno Stato civile. Serve solo per impedire la diffusione di notizie scomode, per celare – ha tagliato corto – le malefatte della casta”.
Vere e proprie “dichiarazioni di guerra” che non sembrano scoraggiare il presidente del Consiglio. Anzi. Forte del fresco riconoscimento, il Cavaliere ha ieri rimarcato la grande “popolarità” del suo esecutivo e approfittato della suggestiva cornice per tesserne un veloce panegirico: “Il governo è laborioso – ha detto – lo siamo stati fino ad ora e lo saremo per i prossimi 3 anni. Sento il sostegno della gente ogni volta che sono in pubblico. Il sentimento di sostegno è tale – ha insistito il premier – che ci inducono a proseguire su una strada anche se facile non è”.
Maria Saporito