Party leghista al Gianicolo di Roma, dove si sono radunati ieri sera gli stati maggiori del Carroccio per i tradizionali auguri prima della pausa estiva.
A dirigere la serata a Villa Aurelia, come ovvio, è stato il leader leghista Umberto Bossi. Il Senatur, forse per non deludere la stampa ormai abituata ai suoi atteggiamenti sopra le righe, ha pensato bene di salutare i fotografi accorsi all’evento con un bel dito medio alzato dietro il finestrino blindato della sua auto.
Nessuno ha rilasciato dichiarazioni all’ingresso della sede dell’American Accademy, dove si è svola la cena. Tra i primi ad arrivare i governatori di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia, entrambi in completo blu ma senza cravatta. Poi il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il sottosegretario Castelli in jeans chiari e maniche di camicia e infine il ministro Calderoli, per l’occasione presentatosi addirittura in bermuda di rigoroso colore verde.
Con una decina di minuti di ritardo è arrivato anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ospite d’eccezione al raduno leghista, che di fronte ai fotografi ha atteso alcuni minuti prima di scendere dalla sua auto. «Non avevo la giacca», si è poi giustificato il ministro con eleganza.
A catturare l’attenzione del raduno leghista a Roma, la città ladrona, è stato comunque il Senatur col suo gesto, quel dito medio alzato che ci pone l’ennesimo interrogativo sulla classe politica che dirige il nostro Paese.
Raffaele Emiliano