Dubai: pulizie d’estate

Ripulire le strade di Dubai.

Ciò di cui parliamo non ha nulla a che vedere con iniziative filo – ambientali sponsorizzate dal secondo emirato arabo in ordine di grandezza, dopo Abu Dhabi, e il primo per numero di abitanti.

La pulizia a cui fa riferimento la campagna Combat, che avrà inizio la prossima domenica e durerà fino alla fine delle festività dell’Eid Al Fitr (i tre giorni di festa a conclusione del Ramadan, ndr), ha un obiettivo ben preciso: limitare al minimo la presenza sulle strade dei mendicanti.

Nella Mecca del consumismo in salsa mediorientale, regno della finzione, dove tutto quello che c’è ricorda un altro posto – un po’ Manhattan, un po’ Miami e così via – non c’è posto per chi invece è legato a doppio filo con la propria storia, specie se fatta di miseria e fame.

Dubai che ha costruito il suo scintillio artificiale sul petrolio e lo sfruttamento intensivo della mandopera a bassissimo costo proveniente dai Paesi vicini, non può permettersi di vedere sporcata la propria immagine: “Qui a Dubai prendiamo molto sul serio la questione degli accattoni, in quanto riguarda la sicurezza del Paese e rovina la reputazione. Non è una piacevole immagine vedere i centri commerciali e le zone antistanti le moschee piene di mendicanti” ha dichiarato il capo della polizia Dahi Khalfan Tamim.

L’intento della campagna Combat è anche quello di colpire le agenzie turistiche che speculano sul rilascio di visti turistici ai mendicanti stranieri, specialmente durante il periodo del Ramadan, dove i musulmani osservanti sono tenuti a fare l’elemosina.

Secondo i dati resi noti dalla testata Gulfnews, il numero dei mendicanti a Dubai durante le festività è passato dai più di 1.200 del 2006 ai 618 dello scorso anno.

Nel 2007 fu il primo cittadino di Firenze, Leonardo Domenici, a capo di una giunta di centrosinistra, a dichiarare guerra ai lavavetri del capoluogo toscano. Chissà chi stavolta prenderà spunto da quella che è stata definita nell’ordine come la Miami d’Oriente, la Las Vegas dei Beduini, la Hong Kong araba.

Quando si suole dire: tutto il mondo è paese.

Simone Olivelli