La celiachia, si legge sul sito dell’Aic ( Associazione italiana celiachia) è un’intolleranza permanente al glutine, sostanza proteica che si trova in avena, frumento, kamut, farro, orzo, segale, spelta e triticale.
Perciò le persone affette da questa intolleranza, devono necessariamente eliminare dalla loro dieta alcuni degli alimenti più comuni come il pane, la pizza, i biscotti e la pasta, e fare in modo che essi non compaiano neppure in minima parte nei piatti, poiché l’assunzione anche in piccole dosi, creerebbe danni all’organismo.
La celiachia infatti, causa gravi carenze nutrizionali, problemi di assimilazione e deperimento e nei bambini problemi allo sviluppo. Ad oggi l’unica terapia attuabile è una dieta rigorosa e costante.
In Italia, secondo i dati dell’Aic, soffre di celiachia una persona su 100/150, ogni anno vengono fatte circa 5 mila nuove diagnosi, e nascono 2.800 nuovi celiaci.
Una speranza arriva però dall’Australia, una ricerca pubblicata sulla rivista “Science Translational Medicine” è riuscita a scoprire le molecole responsabili della grave intolleranza e a dare un’accelerata importante alla possibile produzione di un vaccino.
I responsabili della celiachia sarebbero tre peptidi del glutine, a partire da essi i ricercatori hanno avviato una sperimentazione, che consiste in una desensibilizzazione al glutine.
Per arrivare a questa scoperta gli esperti hanno selezionato 200 volontari malati di celiachia, ai quali hanno proposto alcuni tipi di cereali, dopo sei giorni tutti sono stati sottoposti ad analisi del sangue, che hanno consentito di isolare le cellule immunitarie.
Queste ultime (linfociti T) sono poi state fatte reagire a 2700 peptidi sospetti, che per esclusione hanno portato all’identificazione dei tre più compatibili, responsabili dunque della celiachia.
La sperimentazione in corso condotta dai ricercatori della Walter and Eliza Hall Institute of Medical Research a Parkville, Australia, assistiti dalla compagnia biotech di Melbourne Nexpep Pty Ltd, consiste nel somministrare ai volontari, i tre peptidi in piccolissime quantità, in maniera da desensibilizzarli al glutine.
Una novità importante e soprattutto inaspettata, commenta Italo De Vitis, dirigente dell’unità di medicina interna e gastroenterologia dell’Università Cattolica di Roma, “poiché il risultato è arrivato prima del previsto; ciò permette grosso modo di dimezzare i tempi previsti per la messa a punto e la commercializzazione di un vaccino”.
Giulia Di Trinca