R136a1: è nata una stella!

Il re incontrastato del cielo. Grande, luminoso e ardente. I bambini dell’era ’80 se lo ricordano addirittura scorrazzato per la volta celeste da Apollo a bordo di un carretto, in un noto cartone animato giapponese dell’epoca. Fonte indiscussa di luce e di sostentamento per piante ed animali. Nonché metronomo dell’eterna gara fra notte e giorno. Tutto questo è il sole. L’inesauribile generatore di vita del mondo. Tutto molto bello. Ma da oggi, la popolarità di sua maestà, verrà oscurata da una nuova stella, e l’espressione è da intendersi in senso letterale.

R136a1, questo è il nome del corpo celeste. Ad individuarlo gli astronomi dell’Eso (European Southern Observatory). Si tratta senza dubbio di una scoperta epocale che getta nuova luce su uno dei dibatti più classici nel campo dell’astronomia, quello cioè sul massimo volume che una stella può raggiungere prima di collassare. Stiamo parlando infatti di una massa stellare di enorme luminosità e grandezza, circa 300 volte quella del sole, una massa cosiddetta “monstre” per le elevate dimensioni.

L’annuncio è stato dato dal professor Paul Crowther nel corso di una conferenza tenutasi alla Sheffield University. R136a1 è stata individuata a poco più di 160mila anni luce di distanza dalla terra, all’interno della Grande Nube di Magellano, una galassia satellite della Via Lattea. Ed addirittura si è ipotizzato che il gigantesco corpo si sia già parzialmente rimpicciolito, rispetto alla mole iniziale. Potrebbe quindi avere avuto una grandezza di oltre 320 volte la massa solare.

L’esistenza di R136a1 è stata spiegata dagli esperti attraverso un fenomeno tipico della porzione di universo in cui si trova, dove spesse nubi di gas e polvere si fondono a formare elementi più densi, e cioè alcune grandi stelle che bruciano per una vita luminosa ma breve, esplodendo come supernove e scagliando nello spazio materiali pesanti. A sostegno di questa tesi sono state infatti osservate, dal gruppo di ricerca, numerose altre stelle giovani di grande massa, con temperature superficiali di oltre 40mila gradi, oltre sette volte più elevate di quella del sole.

Il centro di ricerca europeo ESO ha il suo centro studi, dove si concentra la maggior parte delle attività, in Germania a Monaco di Baviera. Da lì le varie equipe possono controllare strumenti di osservazione di dimensioni colossali, situati dall’altra parte del globo, prevalentemente nella regione andina del Paranal, che offre le migliori condizioni possibili per l’esplorazione planetaria da terra. Che nel corso degli anni ha condotto a scoperte di importanza fondamentale in ambito astronomico, non ultima la sopra citata. E che siamo certi continuerà in questa direzione. E chissà che un giorno non si arrivi a considerare il nostro amato “re sole”, come una semplice stellina piccina picciò

Katiuscia Provenzani