Scoppia la polemica sul marchio Granarolo dopo la notizia diramata dal quotidiano La Stampa, secondo cui sarebbero state trovate in un supermercato di Rivoli, vicino a Torino, due mozzarelle blu riconducibili alla ditta italiana e non più – come era accaduto sino ad oggi – a marche tedesche. Le due mozzarelle sono state sottoposte ad analisi, ancora in corso: secondo quanto appreso, l’esito dovrebbe comunque confermare la presenza dello pseudomonas fluorescens, il batterio che colora di azzurro il latticino. Della vicenda si occupa ora la procura di Torino.
Pronta la reazione del Codacons, che per bocca del presidente Carlo Rienzi, dichiara: «Se fosse vero che i prodotti Granarolo non vengono realizzati esclusivamente con materie prime italiane, vi sarebbe un danno per i consumatori e anche per l’economia italiana». E se il Codacons, dopo aver ricordato le pubblicità dell’azienda relative al “Latte Alta Qualità”, che «parlano di mucche italiane selezionate, di filiera garantita e controllata e di latte garantito e certificato ogni giorno con controlli più numerosi e approfonditi di quelli di legge», si spinge oltre, sino a denunciare la Granarolo alle Procure di Torino e Bologna e alla Corte dei conti dell’Emilia-Romagna per pubblicità ingannevole, in maniera altrettanto tempestiva giunge la secca risposta del marchio bolognese: «L’azienda non ha mai acquistato latte, mozzarella, semilavorati o ingredienti dalla società tedesca Jaeger. La mozzarella Granarolo viene fatta in Italia».
Il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, chiede di «fare immediatamente chiarezza su quanto latte e derivati sono importati, di quale provenienza, con quali marchi e prodotti vengano immessi sul mercato e su quali relazioni con la società tedesca Milcher Jager, responsabile della vicenda delle mozzarelle blu, abbia la Granarolo, società – ricorda Marini – di proprietà della più grande cooperativa del settore lattiero caseario che dovrebbe avere come primo obiettivo la valorizzazione del latte prodotto nelle stalle italiane».
Granarolo, intanto, fa sapere che «non è mai stata sentita o contattata dalla magistratura di Torino» e «non ha mai ricevuto alcuna comunicazione o notifica da parte delle Autorità sanitarie sul caso citato». Caso del quale l’azienda è venuta a conoscenza perché contattata dal quotidiano torinese. La Granarolo, si legge ancora nel comunicato, «effettua regolarmente analisi, nell’ambito dei propri sistemi di autocontrollo, sia sul processo produttivo, sia sulle acque, che non evidenziano alcuna irregolarità; è stata sottoposta recentemente a controlli da parte delle Autorità sanitarie, nell’ambito dei quali sono stati prelevati campioni ufficiali (acque e mozzarelle) che sono stati analizzati e risultano perfettamente conformi». E soprattutto «non ha mai acquistato latte, mozzarella, semilavorati o ingredienti dalla società tedesca Jaeger, che invece è stata fornitrice dell’azienda, ma esclusivamente di provole dolci (prodotti finiti confezionati)». Infine, la Granarolo «si riserva di tutelare con ogni mezzo e in tutte le sedi la propria immagine e reputazione dalla diffusione a mezzo stampa di informazioni non veritiere e/o non adeguatamente supportate».
Raffaele Emiliano