Intervistato da Il Fatto Quotidiano in merito all’autocandidatura del Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, l’europarlamentare Idv Luigi De Magistris non nasconde alcune sue perplessità: “Se una candidatura anticipata produce divisioni – sostiene De Magistris – mi preoccupa, vorrei che crescessero prima le ragioni dello stare insieme”. E ancora: “Vendola è un protagonista di questa stagione politica, ma non è l’unico che può rappresentare l’alternativa sociale, economica e morale al berlusconismo. Non demonizzo la sua scelta, dico che bisognava fare prima un ragionamento”.
Quale ragionamento? Presto detto: “Costruire i contenuti dell’alternativa e mettere insieme una squadra: poi, al momento opportuno, trovare un leader o individuare più persone per delle primarie vere e importanti. Non mi piace il leaderismo – tuona l’europarlamentare Idv – che viene prima dei contenuti e della squadra. Il leader si fa dopo. Ma detto questo, sia chiaro che non considero Vendola né un avversario interno né uno da crocifiggere”.
Al cronista che gli chiede un commento sull’attuale crisi all’interno del governo, De Magistris risponde senza tante illusioni: “La rottura tra Fini e Berlusconi non è più ricomponibile, però non credo che si tradurrà in azioni politiche concrete”.
“Sulla legge bavaglio, per esempio, bisogna tenere gli occhi aperti. Quella dei finiani – sostiene l’esponente dipietrista – è un’operazione maliziosa: per aver presentato emendamenti migliorativi a una legge criminogena stanno passando come coloro che tengono la barra della legalità. Invece sono quelli che alla fine, la legge criminogena, la voteranno eccome”.
Infine un pensiero sull’ipotesi di elezioni anticipate: “La vedo un’ipotesi lontana. Piuttosto, se le inchieste della magistratura dovessero riguardare altri esponenti della maggioranza, dimissioni dopo dimissioni, si potrebbe aprire la strada per un governo di ‘fedeltà costituzionale’”.
Mai però un governo di larghe intese, perchè – conclude l’europarlamentare -“in un governo come quello pensato da Casini e D’Alema, con dentro Tremonti, Cesa, Berlusconi e Dell’Utri, noi non ci staremmo mai. Penso a un passaggio, potrebbe durare un anno, che restituisca dignità all’Italia”.
Raffaele Emiliano