Come era prevedibile, scoppia la polemica in merito alla decisione della Fiat di produrre in Serbia la nuova monovolume che sostituirà Multipla, Idea e Musa. E se per la Fiom, la decisione dell’industria automobilistica comporterà con ogni probabilità la chiusura dello stabilimento di Mirafiori, arriva immediato anche lo stop del Presidente del Consiglio Berlusconi, il quale fa sapere: «In una libera economia e in un libero stato un gruppo industriale è libero di collocare dove è più conveniente la propria produzione». Il premier si augura però «che questo non accada a scapito dell’Italia e degli addetti a cui la Fiat offre il lavoro».
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, auspica la riapertura di un tavolo di confronto con l’industria torinese e le parti in causa, e aggiunge: «Chiediamo a Marchionne di non agire unilateralmente, di discutere con la controparte sindacale». E ancora: «Marchionne disse “sono pronto a investire negli stabilimenti italiani, a saturare la capacità produttiva degli impianti italiani nella misura in cui avrò relazioni industriali normali, cioè non conflittuali, senza scioperi selvaggi, blocchi di un singolo lavoratore”. Questo scambio deve essere riportato rapidamente ad un tavolo negoziale diretto tra le parti, per fare in modo di incoraggiare gli investimenti e di non dare alibi a scelte diverse».
Pertanto, si rende noto che Sacconi, d’intesa con il Presidente della Regione Piemonte, «a seguito di opportune consultazioni, convoca la Fiat Auto e le organizzazioni sindacali di categoria e confederali per l’esame del Piano Fabbrica Italia e delle sue ricadute produttive e occupazionali sui siti produttivi italiani. Il confronto tra parti e istituzioni si svolgerà mercoledì 28 alle ore 10 presso la Regione Piemonte a Torino».
Contro la scelta dell’amministratore delegato della casa torinese si sono scagliati intanto anche il Pd, la Cgil, secondo cui prosegue la ritorsione contro i lavoratori, e gli enti Locali, ma anche la Lega. Il ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, fa eco al collega Calderoli e, in merito alla scelta di delocalizzare la produzione Fiat in Serbia, non usa mezzi termini: «Non sta né in cielo né in terra».
E nel dibattito non poteva non intervenire il sindaco di Torino, il democratico Sergio Chiamparino, che in un’intervista a L’Unità dichiara: «Come sindaco di Torino non posso accettare questo navigare a vista, questa incertezza che riguarda la vita di migliaia di persone. Capisco – ha poi aggiunto Chiamparino – che a Pomigliano le cose non siano andate nel modo desiderato, ma trovo paradossale che le contraddizioni di Pomigliano vengano ora scaricate sullo stabilimento di Mirafiori che non solo ha creduto più di altre nel rilancio di Fiat e nel suo progetto, ma è anche la testa di Fiat in Italia»
Raffaele Emiliano