Immigrati, in Toscana sanità gratuita anche ai clandestini

La Regione Toscana batte Berlusconi,  il quale tempo fa a “Porta a Porta” annunciò che il Governo avrebbe fatto ricorso contro la legge toscana sull’immigrazione voluta dall’allora governatore Claudio Martini, un testo che prevedeva uguali diritti per immigrati regolari e cittadini italiani oltre all’assistenza sociale e sanitaria urgente e indifferibile per i clandestini e che stava per essere approvato dal consiglio regionale.

Ma ecco il colpo di scena. Dopo un anno, la Corte Costituzionale boccia totalmente la presa di posizione dell’esecutivo, dichiarando inammissibile e non fondato il ricorso. “La nostra è una legge all’avanguardia – dichiara felice il presidente toscano Enrico Rossi – La sentenza è una vittoria della ragione e della civiltà, giustizia è fatta”.

A fornire i maggiori motivi di critica da parte del governo era stata la parte del testo che assicura il trattamento sanitario e in certi casi sociale dei clandestini. “Cureremo e soccorreremo tutti gli stranieri – spiegano ora dalla Regione – anche se privi del permesso di soggiorno”.

Per gli irregolari sono previsti anche, in caso di estrema gravità e di emergenza, l’accesso a dormitori e mense in via temporanea: “Non garantiamo diritti aggiuntivi, ma quelli previsti, e troppo spesso disattesi, dalle Convenzioni e dai principi del diritto internazionale e dalla nostra Costituzione”. Il tutto, è questa la rassicurazione, senza costi aggiuntivi per i cittadini.
E se una grossa fetta del Pdl toscano minaccia una legge di iniziativa popolare per contrastare il testo su cui si è espressa la Consulta, la Lega è già sulle barricate: “Non sarà certo la sentenza della Corte Costituzionale a legittimare una norma ingiusta e razzista verso i cittadini toscani. Questa legge è vergognosa”.

Sul versante opposto, il governatore Rossi rilancia invece anche la richiesta di voto per gli immigrati regolari. “Il Governo farebbe bene, anziché ricorrere su una legge così saldamente ancorata ai diritti costituzionali, ad operarsi per garantire i diritti di cittadinanza e i diritti politici degli immigrati. Non è possibile che chi nasce nel nostro paese debba aspettare 18 anni prima di iniziare la procedura per diventare italiano, non è possibile che all’immigrato residente da tanti anni qui, che lavora regolarmente, non sia garantito anche l’esercizio del diritto politico di voto, in particolare a quello amministrativo. Sul primo punto ci auguriamo che il Parlamento approvi quanto prima un disegno di legge perché i figli di immigrati nati da noi, un quinto di tutti i nostri bambini, possano sentirsi presto fratelli d’Italia, cittadini a pieno titolo del nostro paese. Sul secondo punto promuoveremo un disegno di legge regionale che consenta intanto la partecipazione al voto amministrativo a chi è regolare”.

La Toscana si mostra, dunque, ancora una volta all’avanguardia nelle politiche sociali.

Raffaele Emiliano