Il senatur del Carroccio Umberto Bossi è intervenuto ieri sera a Lezzeno, in provincia di Como, per concludere con il proprio comizio la festa organizzata dalla sezione locale della Lega Nord, insieme al capogruppo leghista al Senato Federico Bricolo e alla vicepresidente del Senato Rosy Mauro.
“Nella Lega Nord non c’é casino, va tutto bene e nessuno avrà la soddisfazione di vederci litigare.- ha spiegato – Abbiamo un programma troppo grande, la libertà della Padania, e chi litiga lo sbatto fuori“.
Smentite, quindi, le indiscrezioni, riportate da diversi quotidiani, che rivelerebbero la nascita, a fronte della disgregazione del PdL, di fronde e correnti anche all’interno della Lega.
“La Padania si farà. – ha continuato Bossi, sferrando poi un attacco frontale contro i giornalisti protagonisti degli articoli che hanno messo in discussione l’unità del partito – Ci sono alcuni giornalisti che pregano perché non cambi nulla, e perché il Paese resti così com’è e inventano le cose dietro pagamento. Speriamo che non ci sia gentaglia come loro nella Padania libera”.
Contro i giornalisti, corrotti e non, per salvare cricche e logge varie, queste sì tutte corrotte e corruttrici, continuerà intanto nelle prossime settimane l’iter parlamentare del disegno di legge “bavaglio” sulle intercettazioni, fino ad oggi sostenuto passivamente dalla Lega, a quanto pare interessata unicamente alla tenuta della maggioranza fino all’approvazione del federalismo.
Bossi, nel prosieguo del comizio, ha poi voluto estraniarsi dal dibattito, interno soprattutto al Popolo delle Libertà, inerente la scelta del successore di Scajola al ministero dello Sviluppo Economico, ruolo attualmente ricoperto dal Presidente del Consiglio intenzionato però ad assecondare l’invito del Quirinale a lasciare l’interim, spiegando che “la decisione su chi sarà il nuovo ministro allo Sviluppo Economico spetta solo a Berlusconi“.
Spazio, poi, anche alla vicenda Fiat che, dopo Pomigliano e Termini Imerese, arriva oggi ad interessare anche il futuro di importanti stabilimenti del nord, come Mirafiori.
“Non penso – ha spiegato Bossi – che la decisione di delocalizzare la produzione Fiat sia una cosa improvvisa, Marchionne l’avrà studiata bene e il governo serbo gli dà i soldi. […] Cota domani o dopodomani aprirà un tavolo con la Fiat e penso che possa tirare fuori qualcosa di positivo. Il problema principale è il lavoro. La delocalizzazione è iniziata sotto il governo Prodi”.
Ad oggi, però, l’unica certezza è che lo scorso anno i voti della Lega Nord risultarono decisivi per affossare, insieme a Pd e PdL, in consiglio regionale del Piemonte, una proposta di legge, presentata da comunisti e sinistra, che prevedeva il blocco delle delocalizzazioni per quelle aziende che avevano beneficiato di finanziamenti pubblici.