Se Atene piange, Sparta non ride. Mentre il Popolo delle Libertà, e con esso importanti pezzi del Governo e della maggioranza parlamentare, si avvia sul viale del tramonto, eroso dall’interno dalle continue diatribe fra finiani e berluscones, l’Italia dei Valori, che fin dalla sua nascita ha fatto dell’antiberlusconismo la sua prima ed unica ragione di vita, si trova a fare i conti con divergenze interne con un potenziale altrettanto distruttivo per il futuro stesso del partito.
Già in occasione del congresso celebrato lo scorso febbraio a Roma erano emersi, all’interno dell’unica mozione di maggioranza, i dissapori fra il leader storico Antonio Di Pietro e “l’homo novus” Luigi De Magistris, appena entrato nel mondo della politica e già pronto ad imprimere una svolta verso sinistra al partito dell’ex pm protagonista di “Mani Pulite”.
La totale incongruibilità delle linee politiche pensate e auspicate dai due ex magistrati emerge con chiarezza dal dibattito degli ultimi giorni in merito al “che fare” di fronte ad un possibile, e per molti imminente, crisi di Governo che porterebbe alla fine della terza legislatura berlusconiana.
Di Pietro, intervistato da “Il Riformista”, ha scoperto le carte dei suoi autentici progetti per il futuro: nessuna divergenza politica con il programma perseguito dalle destre al Governo quanto, piuttosto, la creazione di un nuovo polo di trasversale che persegua il solo valore della “legalità”.
“Il mio e’ un invito a Bersani e Fini: facciamo una coalizione nuova. La legalita’ non ha colore politico: quando le nostre inchieste scoperchiarono il malaffare della prima Repubblica, i partiti che non avevano le mani sporche ci sostennero. E’ il caso del Msi di Fini ma anche della Lega di Bossi“.
Porta aperta, quindi, all’area post fascista del PdL e alle camice verdi del Carroccio che, a maggio, già aveva incassato il voto favorevole dell’Italia dei Valori, unico partito dell’opposizione, sul federalismo demaniale.
Con buona pace di tutti coloro che vedevano nell’IdV un soggetto politico con la volontà di opporsi al razzismo padano, al revisionismo di una certa destra e alle politiche economiche e sociali dell’attuale maggioranza.
La fronda “sinistra” del partito, però, esiste e resiste, come si evince dalle pronte dichiarazioni di De Magistris che, sempre nella giornata di ieri, ha spiegato che “quella dei finiani è un’operazione maliziosa: per aver presentato emendamenti migliorativi a una legge criminogena stanno passando come coloro che tengono la barra della legalità. Invece sono quelli che alla fine, la legge criminogena, la voteranno eccome“.
Si deve, quindi, “costruire i contenuti dell’alternativa e mettere insieme una squadra”.
Ieri sera, intanto, mentre Di Pietro flirtava con i finiani a colpi di comunicati stampa, De Magistris ha incontrato il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero a Bologna per discutere di “questione morale e questione sociale”.
Mattia Nesti