Gli alberi… da oggi ce li mostra il cielo

I signori delle stelle hanno smesso di tenere il naso all’insù ed hanno finalmente iniziato a guardarsi intorno. Regalandoci uno strumento che in futuro potrebbe rivelarsi fondamentale. E per farlo si sono avvalsi dell’aiuto di uno dei soggetti “spaziali” per eccellenza, la Nasa. Risultato: una mappa davvero speciale. Un team di ricercatori della Colorado State University ha infatti messo a punto la prima carta geografica, a livello mondiale, delle foreste che popolano il nostro pianta, sfruttando in modo sorprendente le immagini gentilmente messe a disposizione dall’Agenzia Spaziale Statunitense.

A guidare il gruppo di lavoro autore del progetto, il professor Michael Lefsky. Decisamente lungo il percorso per raggiungere l’obbiettivo finale. Nello specifico lo scienziato e la sua equipe si sono avvalsi del LIDAR (Laser Imaging Detection and Ranging), una tecnologia di rilevamento molto sofisticata, che grazie all’utilizzo di appositi laser consente di quantificare la distanza di un oggetto o di una particolare superficie. Oltre 7 anni per costruire, attraverso i dati ottenuti da 250 milioni di impulsi laser, una mappatura realista del “verde” nei cinque continenti. Un lavoro che però in questa prima fase non ha dato alcun frutto concreto. Il laser, seppur in grado di effettuare rilevazioni estremamente precise, da solo era in grado di coprire solo il 2,4% della superficie terrestre. Si è così deciso di integrare le informazioni fornite dal LIDAR con altre inviate da strumenti montati a bordo dei satelliti, che pur non essendo in grado di scendere nel dettaglio permettevano la copertura di aree più ampie.

I primi risultati emersi dall’associazione dei due metodi rivelano che le foreste più alte nel mondo sono nella parte ovest del Nordamerica e nel sud est dell’Asia, mentre quelle europee e asiatiche sono più basse. Le foreste di sequoie detengono il primato con circa 40 metri di altezza media, mentre quelle di querce e faggi più comuni in Europa si fermano a 25, così come le foreste tropicali. Ma la vera utilità di questa “cartina terrestre degli alberi” sarà, soprattutto in futuro, quella di aiutare gli scienziati a capire quanto carbonio è imprigionato nelle foreste e quanto velocemente circola nell’ecosistema e viene immesso in atmosfera. Sarà quindi possibile capire che effetto avranno sul pianeta i cambiamenti climatici e studiare conseguentemente modelli in grado di prevedere le modalità di propagazione degli incendi o altre importanti variabili.

«Ogni anno l’uomo produce 7 miliardi di tonnellate di carbonio, soprattutto sotto forma di CO2 – ha spiegato Lefsky – 3 miliardi restano in atmosfera, mentre 2 sono assorbiti dagli oceani. Il resto potrebbe essere immagazzinato  proprio dalle foreste, ma per capirlo dobbiamo avere un’idea esatta di quanta biomassa esiste sul pianeta, e la mappa può essere molto utile in questo». 

Katiuscia Provenzani