Pdl allo sbando: sconfessare Granata per colpire Fini

La tensione ha raggiunto livelli altissimi; i margini di trattativa tra le due anime del Pdl appaiono ormai asfittici e sulla co-fondazione del partito ad opera di Berlusconi e Fini sembrano scorrere i titoli di coda. Neanche le temperature più tollerabili di questa domenica di fine luglio, che ha portato con sé un accenno di aria nuova, hanno saputo allentare le “fibrillazioni” partitiche e non resta che documentare i serrati botta e risposta che le due fazioni hanno continuato a lanciarsi per tutto il giorno, prefigurando un finale tutt’altro che consolatorio.

Sul banco degli imputati: Fabio Granata, il “finiano” dalla parlata schietta che ha più volte denunciato la possibilità che alcuni “pezzi” dello Stato, del governo e delle istituzioni in generale abbiano seminato ostacoli per procrastinare (o addirittura evitare) il raggiungimento della verità in alcune inchieste di mafia. Il vicepresidente della commissione Antimafia alla Camera, che aveva finora deciso di rimanere sul vago, sembra essere adesso intenzionato a percorrere una nuova via e a sparare le cartucce più rumorose.  Tra i “colpevoli” eccellenti da lui individuati ci sarebbe il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano: un “pezzo da novanta” che non poteva non destare clamore.

Chieda scusa oppure lasci il partito – ha tuonato il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa – Dico all’amico Fabio Granata: o dici nomi, cognomi o almeno dai indizi forti sui pezzi del governo che starebbero ostacolando la lotta alla mafia, e in quel caso io non potrei stare un minuto di più nel governo se una cosa del genere fosse vera, oppure – ha tagliato corto – chiedi scusa o lasci il partito“.

L’outing di Granata ha insolentito anche il sindaco di Roma: “Ho sentito quanto ha detto Granata contro Mantovano – ha scandito Alemanno dal convegno di Orvieto – un membro della nostra comunità. Io credo che siano necessarie due cose: primo che Fini e tutti coloro che hanno intenti costruttivi prendano le distanze da Granata ma credo anche, e mi duole dirlo, che sia tempo che Granata vada a farsi un giro fuori”.

Il primo passo per isolare Granata e colpire il presidente della Camera è dunque stato mosso. La cascata di anatemi contro il deputato siciliano scorre ormai copiosa e sembra avviarsi verso un percorso prestabilito: sconfessare Granata per “gambizzare” Fini. “Da deputato – ha commentato stizzito Alfredo Mantovano – chiedo al presidente della Camera che in avvio della prossima seduta dica qualcosa di chiaro e definitivo sul punto: non lo chiedo, lo esigo sulla base della vicinanza di anni, della mia storia personale e sulla base dell’azione di governo che si sta facendo da due anni”.

Dal canto suo, il vicepresidente della commissione Antimafia non retrocede di un passo e risponde con fermezza agli strali avversi: “Non ho davvero nulla di cui scusarmi – ha replicato Granata – perché le verità che ho detto sono oggettive e sostenibili in qualsiasi sede, anche in quella dei probiviri del Pdl dove La Russa e gli ex amici di An potranno chiedere con forza la mia espulsione e ribadire la loro fraterna solidarietà a Verdini e Cosentino. Visto che La Russa mi chiede spiegazioni sulle mie affermazioni – ha aggiunto il “finiano” – gli dico anche che io mi riferivo alle decine di esternazioni contro le Procure di Caltanissetta e Palermo colpevoli di cercare irriducibilmente la verità sulle stragi. E, per avere i nomi, La Russa può semplicemente consultare le agenzie di stampa degli ultimi due mesi”.

E non è tutto perché l’incontenibile Granata decide di togliersi anche un altro “sassolino” dalla scarpa: “Poi – ha continuato – mi riferisco anche ad un ddl sulle intercettazioni, difeso con forza dal governo in una stesura originale che, per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche ambientali, avrebbe indebolito lo strumento più importante per le indagini di mafia, se non fosse intervenuta la nostra volontà radicale di modificarlo. E alle decine di attestazioni di stima e solidarietà – ha rincarato il deputato più scomodo del Pdl – anche da parte di esponenti del governo, dopo una condanna a sette anni a Marcello Dell’Utri per associazione mafiosa e dopo la sua ennesima proclamazione ad ‘eroe’ di un mafioso conclamato come Mangano“.

Tanto quanto basta per dichiarare ormai irrecuperabile ogni rottura. Seppure non manchino le “stravaganze” del ministro La Russa che, attingendo alla più spinta positività, ha ipotizzato uno scenario a metà strada tra la fantascienza e la commedia all’italiana: “Sono ancora pronto a spendermi perchè si trovi un accordo tra Fini e Berlusconi – ha detto l’infaticabile coordinatore – Facciamo ad esempio un’ipotesi fantascientifica: se si trovassero d’accordo che Fini entri nel governo, magari al ministero delle Attività produttive, lasciando la carica istituzionale per svolgere un ruolo anche nel partito, la situazione cambierebbe radicalmente. So che è molto difficile – ha concluso il fantasioso La Russa – ma se si chiudesse anche questo spiraglio avrebbero ragione i pessimisti”. E il timore più grande resta che l’ipotesi di terzo tipo formulata dal responsabile della Difesa possa tradursi in realtà.

Maria Saporito