Granata: sono amareggiato e sorpreso. E non chiedo scusa

E’ l’uomo del momento Fabio Granata, l’animatore incontrastato della dialettica interna al Pdl. Un “eroe” per la parte “finiana”, un “eretico” per quella “berlusconiana“. Croce e delizia di un partito che arranca tra veleni, tensioni, insinuazioni e colpi bassi. Il vicepresidente della commissione Antimafia alla Camera ha consegnato a “La Stampa” le sue ultime considerazioni sul “polverone” politico degli ultimi giorni, partendo da un presupposto irrinunciabile: “Non devo chiedere scusa ad alcuno”.

“Non posso che ribadire – ha scandito Granata – che non mi scuso per quello che ho detto. Che non posso tacere che nel Pdl c’è anche una questione morale. Che se finisco io davanti ai probiviri, vorrei che anche i Cosentino e i Verdini vengano processati dai giudici del partito”. Una posizione irremovibile, la sua, che prende le mosse dall’incapacità di comprendere il motivo di tanto clamore.

Sono sorpreso – ha confessato il deputato al quotidiano torinese –  ciò che ho espresso sulle stragi del ’92 e più in generale sui temi della legalità sono concetti e valori da sempre patrimonio della destra politica italiana. Una destra che ha in Paolo Borsellino e in tutti quei servitori dello Stato uccisi perché facevano il loro dovere, il punto di riferimento imprescindibile dell’agire politico. Sono amareggiato particolarmente – ha continuato il “finiano” – per il tentativo di dipingermi come un irresponsabile rispetto ad alcune verità di fondo su quegli anni bui che sono le stesse ribadite da personaggi come Ciampi, Piero Grasso, Fini, Pisanu, lo stesso presidente Napolitano”.

Per il deputato di Caltanissetta, infatti, la ricostruzione che denuncia depistaggi e insabbiamenti nel corso di alcune inchieste di mafia è incontestabile. Quanto a Gaspare Spatuzza, il pentito che ha sollevato sospetti sulla vicinanza tra Berlusconi e Dell’Utri e alcuni ambienti malavitosi, e al quale la commissione presieduta da Alfredo Mantovano non ha voluto concedere la protezione: “Non ho dato patente di attendibilità a Gaspare Spatuzza – ha tagliato corto Granata – Non tocca a noi politici dispensare queste patenti. Come l’intera Antimafia, ho preso atto che tre Procure competenti, Firenze, Palermo e Caltanissetta, lo hanno ritenuto attendibile“. Tanto quanto basta per precisare che, a suo parere, la valutazione del sottosegretario all’Interno è opinabile: “Stimo Mantovano – ha spiegato il “finiano” – ma dico subito che secondo me ha commesso un errore di valutazione. Tutto qui, nulla a che vedere – ha concluso – con il sospetto di collusione con la mafia”.

Maria Saporito