Sarà una settimana segnata dal fuoco incrociato quella che si è appena aperta. Il congedo di luglio promette temperature incandescenti dentro e fuori i palazzi e picchi “tropicali” nelle stanze del partito di maggioranza, “dilaniato” da una questione morale ormai difficile da governare. I botta e risposta tra le due “anime” del Pdl non si contano più: l’ultima bomba innescata da Fabio Granata ha dato il “la” a una polemica inarrestabile, che rischia di segnare l’epilogo di una co-abitazione faticosa.
Il vicepresidente alla Camera, Maurizio Lupi, non ha dubbi: la permanenza del “finiano” all’interno del Pdl non ha più molto senso e meglio sarebbe per tutti se decidesse di dirottare altrove le sue energie politiche. “Nel rispetto dell’amico Granata – ha dichiarato Lupi in un’intervista a “La Repubblica” – gli pongo una domanda che sono sicuro si sarà già posto da solo: è davvero il Pdl il suo partito?“.
“Granata ha di fronte a sè due strade – ha continuato il “berlusconiano” – Può ammettere di essersi sbagliato a dire che pezzi di governo impediscono la lotta alla mafia. Oppure può prendere atto che tra lui e il partito che lo ha portato in Parlamento c’è una distanza così enorme che una riflessione sulla sua permanenza si impone”. Il vicepresidente alla Camera non fatica a individuare la futura, possibile “collocazione” del deputato di Caltanissetta: “Starebbe meglio con Di Pietro – ha scandito – ma forse lì dentro non avrebbe la stessa visibilità che ha oggi nel Pdl”.
Niente a che vedere con la necessità di immolare qualcuno all’altare dello scontro “silente” tra Fini e Berlusconi: “La teoria del capro espiatorio non esiste – ha assicurato Lupi – Quello che davvero non è più accettabile è continuare a dare l’idea che nel Pdl ci siano ormai due partiti. Così non si puo’ andare avanti – ha sbuffato il vice di Fini a Montecitorio – e dal momento che il partito, a differenza del matrimonio, non è un sacramento indissolubile ci si può anche separare“.
Maria Saporito