Un fantasma troppo tifoso

Pfister Hotel, Milwaukee

Il vero tifoso non abbandona mai i colori della maglia. Mai. Anche da morto, il vero tifoso continua a sostenere la propria squadra. E utilizza qualsiasi mezzo per cercare di favorirla. Non importa quanto lecito o elegante sia. E neppure se il metodo usato, a ben vedere, violi o meno le leggi della fisica.

Charles Pfister è senza dubbio un tifoso come pochi altri. Quasi centoventi anni fa questo signore ha costruito, assieme al padre Guido, un lussuoso albergo a Milwaukee, nel Wisconsin. L’hotel (definito “il gioiello di Milwaukee”) è un capolavoro di architettura vittoriana, rappresenta il top dell’eleganza e contiene una vasta collezione di preziose opere d’arte. E’ qui, tra le vecchie e forti mura dell’edificio, che sostano le autorità di passaggio, le personalità importanti, gli attori, gli sportivi e qualsiasi altra celebrità. Il Pfister è un albergo di gran classe.

Ciò nonostante, pare che il pernottamento nelle sue ampie sale  non sia sempre piacevole. Non per tutti gli ospiti. Ne sanno qualcosa le squadre di baseball che si trovano a Milwaukee per affrontare le gare di Major League contro i Brewers, la formazione locale. Per loro là dentro c’è sempre qualcosa di speciale. Qualcosa che non fa dormire sereni. Qualcosa di terrificante. Qualcosa di spettrale.

Possono testimoniarlo, tra gli altri, Pablo Sandoval e Edgar Renterie, campioni dei San Francisco Giants. Giusto qualche settimana fa i due atleti, in preda al panico, sono dovuti fuggire a gambe levate dal Pfister cercando rifugio lungo la strada. “Eravamo spaventati a morte, stava accadendo qualcosa di strano”, ha confessato Renterie in evidente stato di shock. Ma è solo una delle tante storie che si raccontano sull’albergo. Sola la più recente. Un’altra vede coinvolto Carlos Gomez, che l’anno scorso fu sorpreso a correre lungo i corridoi con solo un asciugamano addosso. Lanciava urla di terrore e fuggiva da qualcosa. E poi ci sono racconti di giocatori che hanno potuto dormire solo con una mazza da baseball in mano – li rendeva più tranquilli – dopo aver udito rumori inquietanti e inusuali. Ci sono tapparelle che si aprono e si chiudono freneticamente, rendendo difficile il sonno. Ci sono, infine, campioni capitati a pernottare al Pfister che, spaventati come bambini, hanno chiesto di non dormire da soli e hanno condiviso le camere con i compagni. Per paura, naturalmente. Tutto solo per paura. Per paura dei fantasmi.

O meglio, del fantasma. Quello del tifosissimo Charles, ritratto in un quadro appeso nella sala conferenze. Il defunto proprietario, a quanto pare, non ne vuol sapere di smettere di supportare i colori della squadra del cuore. Di lui si dice che sia uno spettro tutto sommato tranquillo, educato e riservato. “Ma”, così raccontano in città, “i giocatori della Major League sembrano tirar fuori il suo lato peggiore. Forse proprio perché è un tifoso dei Brewers”.

Ed è a questi malcapitati avversari che l’ostinato Charles regala esclusive notti tormentate, brividi improvvisi e risvegli che non si augurano a nessuno. Con l’obiettivo, forse, di favorire la squadra per cui fa il tifo. Da vivo o da morto, insomma, il tifoso vuole vincere. Poche storie. Alla faccia del tanto sbandierato fair play.

(Gianluca Bartalucci)