Egitto: la polizia sotto accusa per abusi

In Egitto, per la polizia il vento sembra essere cambiato. O almeno è questo ciò che sperano in molti, stanchi ormai degli abusi che vedono spesso nelle forze dell’ordine i principali protagonisti. L’evento che ha sancito la fine della pazienza degli egiziani è stato l’omicidio di Khaled Said, un ragazzo di 28 anni rimasto vittima di un pestaggio da parte di due agenti della polizia nei pressi di Alessandria.

La dinamica di quello che può essere chiaramente definito come un agguato è stata raccontata da un testimone il cui nome è stato reso noto, Amal Kamel: il giovane sarebbe stato bloccato nell’atrio di un palazzo per poi essere preso a calci fino a fargli perdere conoscenza; in seguito i poliziotti l’avrebbero caricato in macchina per ritornare sul luogo dopo dieci minuti quando hanno lasciato cadere dall’auto il corpo di Khaled oramai privo di vita.

In un primo momento la morte di Khaled era stata diagnosticata come la conseguenza di uno strozzamento con la marijuana. Ma la verità è presto venuta fuori anche grazie alle foto del volto martoriato della vittima, immagini scattate da un telefonino e che in poco tempo si sono diffuse per la città.

L’omicidio di Khaled Said ha innescato la reazione vigorosa della società civile che si è riversata in piazza per chiedere giustizia e per gridare il proprio no nei confronti dei sempre più frequenti abusi perpetuati dalla polizia.

In Egitto le forze dell’ordine hanno acquisito sempre più potere e, oggi, non è facile ridurne le ingerenze anche in contesti che non richiedono la loro presenza. Spesso le violenze sono commesse da poliziotti in borghese con il tacito consenso dei superiori.

In questo caso però  le autorità sono state costrette a dover fare i conti con un’opinione pubblica carica di rabbia, non disposta più ad accettare le sopraffazioni ed è così che sono state riconosciute le responsabilità dei due poliziotti, accusati di arresto illegale e tortura.

Per i due assassini dovrebbe iniziare a breve il processo.

L’Egitto di Khaled Said ricorda molto da vicino l’Italia di Federico Aldrovandi, di Gabriele Sandri, di Carlo Giuliani e di Stefano Cucchi.

Simone Olivelli