L’Aquila: fischi e applausi per il Pd in trasferta tra le macerie

Che la visita tra le macerie della città abruzzese non sarebbe stata facile, gli esponenti del Pd lo sapevano bene. La loro idea di disertare l’Aula in cui il governo stava ponendo l’ennesima fiducia per rivolgere l’attenzione verso i luoghi più bisognosi del Paese reale è stata salutata con slancio da alcuni, ma anche con grande scettisismo da altri.

Gli aquilani conoscono bene la portata strumentale di certe “comparsate” e non tollerano più che sulla loro tragedia (ancora irrisolta) si continui a speculare. I 140 parlamentari democratici giunti ieri a L’Aquila – guidati dal segretario Bersani, da Dario Franceschini e dalla presidente Rosy Bindi – lo hanno capito bene e per questo, dopo aver incassato fischi e contestazioni, ammettono le mancanze del passato e promettono tempestivi cambiamenti.

La “passeggiata” nel centro storico dell’Aquila, dove tutto è rimasto pressoché immutato da quella notte del 6 aprile 2009, consegna ai democratici che sfilano “scortati” dal sindaco Cialente la consapevolezza di non aver fatto abbastanza e la voglia (forse) di recuperare il tempo perduto con iniziative efficaci e irrimandabili.

Gli aquilani, riuniti sotto una tenda di piazza Duomo, sono ormai disincantati e prima di ascoltare le promesse scandite dal segretario del Pd investono i “gitanti” con accuse ben circostanziate “Oggi siete qui – scandisce Ettore Di Cesare, moderatore dell’assemblea cittadina – ma avremmo voluto che foste presenti in Aula quando per 35 voti e con 38 assenti del Pd è passato quello che abbiamo chiamato decreto ammazza Abruzzo“. E ancora: “Durante il G8 – ricorda l’aquilano – dal Pd abbiamo avuto solo la visita di George Clooney“.

Osservazioni ruvide che fanno abbassare lo sguardo di molti parlamentari democratici, costringendoli a fare i conti con una “disattenzione” che qui non è più tollerata. La tensione è palpabile, ma il segretario del Pd tenta di ricucire con la gente delusa e arrabbiata: “Primo – inizia – bisogna mettere su una base normativa stabile per la ricostruzione. Ci vuole una legge ad hoc che affronti tutte le tematiche legate alla ricostruzione e va benissimo una legge di iniziativa popolare, ci mettiamo al vostro servizio – continua Bersani – se fate una legge di iniziativa popolare che ci convince raccoglieremo le firme in tutta Italia e, se fosse pronta a settembre, la facciamo partire già dalla festa nazionale del partito di Torino”.

Per reperire le risorse che permetteranno la ricostruzione della città e di tutte le zone funestate dal sisma, la soluzione del segretario del Pd si chiama “tassa di scopo”: “Il governo dice che non ha i soldi? – continua Bersani – si fa una tassa di scopo, e si chiama tutti a una solidarietà nazionale dove chi ha di più dà di più e chi ha di meno dà di meno“. Quanto alla situazione fiscale: “Io ricordo – afferma Bersani – come si è fatto in occasione degli altri terremoti. Bisogna fare la stessa cosa. Il vostro – dice ai cittadini radunati in piazza Duomo – non può essere un terremoto di serie B“. E i fischi diventano in parte applausi.

Maria Saporito