Manovra, sì definitivo alla Camera

Tremonti

321 voti favorevoli, 270 contrari e quattro astenuti. In questo modo la Camera ha approvato in via definitiva la manovra economica. In occasione del voto finale, è giunto a Montecitorio anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che si è, inoltre, intrattenuto con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Il testo è uguale a quello che è stato approvato al Senato, le principali novità sono rappresentate dal blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, dalla riforma delle pensioni e dai tagli per Regioni, Province e Comuni. E’ prevista, infine, la riduzione delle retribuzioni dei manager, la stretta sull’evasione fiscale e le assicurazioni, i tagli ai ministeri e ai costi della politica. Nella manovra, di circa 25 miliardi di euro, rientrano pure le norme per la libertà d’impresa, i rincari dei pedaggi autostradali e la sanatoria per oltre due milioni di ‘case-fantasma’.

Le reazioni dall’opposizione. “Il nostro è un parere negativo – ha detto Pier Paolo Baretta, capogruppo del Pd in commissione bilancio – temiamo che non risolverà i problemi e ce ne aspettiamo un’altra, non è equa e non aiuta la crescita. Tra due mesi – ha aggiunto – avremo un’altra manovra e arriverà la finanziaria vera e allora dovremo vedere la capacità del governo di saper imprimere una svolta alla politica economica”.

“Iniqua ed illegale, il secondo atto di viltà politica dopo quello di aver nascosto ai cittadini la crisi”. Così Renato Cambursano, capogruppo Idv in commissione, ha definito la manovra varata dall’esecutivo. “E’ un provvedimento che non serve ai cittadini – ha proseguito – né tanto meno al nostro Paese. Non rimette i conti dello stato in ordine, taglia risorse essenziali, aumenta le tasse, farà crescere il debito pubblico e non sostiene in alcun modo lo sviluppo. Questo governo e questa maggioranza – ha concluso – hanno fallito su tutta la linea e a pagare come sempre saranno i cittadini onesti che, a causa dei tagli agli enti locali, si ritroveranno a dover pagare più tasse per i servizi essenziali”.

Mauro Sedda