Vi sono ancora, negli oceani del nostro pianeta, molti punti denominati “hotspots”, ovvero punti ricchi di biodiversità che corrono però sempre più rischi a causa dell’opera sempre più ingente e dannosa dell’uomo ed anche a causa dei forti e crescenti cambiamenti climatici. A censire ed elencare per la prima volta questi vari punti è stato uno studio di portata internazionale pubblicato dalla rivista Nature, che ha creato quella che è la prima mappa della vita sottomarina.
I ricercatori dell’equipe hanno analizzato e poi rielaborati dati grezzi presi dal Census of Marine Life, un programma che va ormai avanti da circa dieci anni e che ha come obiettivo quello di censire tutta la vita nei mari e la popolazione marina andando inoltre in cerca di aree nelle quali fosse più numerosa la biodiversità; alla fine dell’elaborazione e dei calcoli si è giunti alla conclusione che le specie costiere, come ad esempio pesci di acque basse e coralli, sono numerosi nella zona dell’Asia sud-orientale mentre al contrario le creature del mare aperto come balene o tonni possiedono vari hotspot attorno a latitudini moderatamente temperate.
A collegare tutti i punti nei quali è forte ed abbondante la biodiversità è un solo elemento, ovvero la temperatura dell’acqua, questo almeno stando a quanto riferito dagli studiosi che hanno scoperto quindi il legame intercorrente tra la temperatura acquea e la biodiversità, arrivando a concludere però come il riscaldamento degli oceani causato dai cambiamenti del clima potrebbe alterare la distribuzione della vita negli oceani. Sempre seguendo i dati forniti dallo studio si è però arrivati a notare come questi vari punti caldi abbiano catalizzato l’attenzione dell’uomo dal momento che gli insediamenti umani si sono pericolosamente incentrati attorno a queste zone, causando notevoli problemi a causa della pesca eccessiva, dell’alterazione dell’habitat e soprattutto dell’inquinamento. Cosa quindi imprescindibile e necessaria è proprio quella di preservare e conservare attentamente queste fonti di biodiversità nel corso del tempo,al fine di ridurre quello che è il riscaldamento degli oceani ed anche l’impatto dell’uomo.
Rossella Lalli