Qual è il vero stato della sanità in Corea del Nord?

Quindici chili di mais e due di riso al mese. Sarebbe questa, stando a quanto dichiarato da una donna di 39 anni soprannominata Lee e residente nella provincia dello Hamgyeong settentrionale, la parte spettante ai nordcoreani per quanto riguarda il razionamento del cibo gestito dai soldati.

E’ con dichiarazioni come quella di Lee che si apre il rapporto pubblicato lo scorso 15 luglio da Amnesty International sulle condizioni della sanità in Corea del Nord.

Dalle interviste e dai racconti rilasciati da decine di nordcoreani fuggiti all’estero, emerge uno scenario drammatico dove anche le amputazioni e gli interventi chirurgici si effettuerebbero senza anestesia. Inefficienza delle strutture e croniche carenze di medicinali e macchinari alla base della mediocrità del sistema sanitario nazionale.

Secondo molti, la nazione situata appena sopra il trentottesimo parallelo versa da parecchio tempo in condizioni socio – economiche ai limiti di una crisi umanitaria; nonostante le celebrazioni altisonanti che il regime di Kim Jong-Il periodicamente utilizza per affermare la propria magnificienza.

Dal documento divulgato da Amnesty International emergono particolari tanto tragici quanto bizzarri, secondo cui «i medici sono generalmente pagati con sigarette, alcol o cibo in cambio di visite, e con denaro in caso di esami o interventi chirurgici». Questo particolare andrebbe anche ad inficiare la gratuità dell’erogazione dei servizi sanitari, come sostenuto dal governo di Pyongyang.

Tuttavia quella appena citata non è l’unica opinione riguardo allo stato della sanità nella Corea del Nord. Infatti, i difensori della causa nordcoreana fanno riferimento alle parole del direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms, ndr), Margaret Chan, secondo cui nel Paese esisterebbe «un sistema sanitario da fare invidia ai paesi in via di sviluppo e che non ha carenza di medici e infermieri».

Per il portavoce dell’Oms Paul Garwood il rapporto di Amnesty International si baserebbe su «fatti raccontati da persone che non vivono più in Corea del Nord», aggiungendo anche la leggenda per cui i medici verrebbero pagati tramite il baratto e non con il denaro, non ha mai avuto riscontro nella realtà.

Maldicenze frutto dell’astio prodotto dalla condizione di esuli o scomode verità che anche l’Oms cerca di celare?

(Nella foto: un manifesto di propaganda sulla superiorità del sistema sanitario socialista).

Simone Olivelli