Taranto (29 luglio) – Dopo le pecore alla diossina è ora la volta delle mucche e anche dei vitelli da latte, che – secondo un’analisi scientifica e nonostante le rassicurazioni promosse dall’Arpa e dall’Asl ionica – sembrano essere contaminate dall’inquinamento.
La notizia è stata riportata lunedì pomeriggio dalla rivista scientifica «Folia Histochimica et Cytobiologica», secondo cui nei polmoni e nel fegato dei bovini nati e allevati in provincia di Taranto sono presenti metalli pesanti. Sostanze come carbonio, alluminio, silice, ferro e titanio avrebbero infatti lesionato i loro organi. La scoperta, tutta italiana, è frutto del lavoro di studiosi del Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Bari e di colleghi dell’Università Federico II di Napoli.
«Gli esami sui bovini – spiega Anna Morelli, specializzanda in Ispezione degli alimenti di origine animale all’Università di Bari – sono iniziati qualche anno fa dall’osservazione casuale di lesioni sospette negli animali, nel corso di un lavoro in alcuni mattatoi. Abbiamo quindi deciso di prendere in esame i bovini come specie sentinella per rilevare segni di rischio ambientale nell’area di Taranto».
In una nota congiunta Arpa e Asl tendono invece a minimizzare le polemiche seguite alla scoperta: «L’area di Taranto soffre di una condizione di inquinamento ambientale molto critica, ma quella ricerca non si occupa di metalli pesanti, bensì di alcuni metalli e di altri elementi non metallici la cui presenza è stata indagata su 183 campioni di linfonodi e polmoni di bovini genericamente definiti come provenienti dall’area di Taranto. L’articolo pubblicato non può essere considerato in alcun modo – si legge ancora nel comunicato – un’indagine epidemiologica». E ancora: «Le analisi condotte con la medesima metodica sulle polveri nel quartiere Tamburi hanno mostrato una presenza di questo metallo, come è ovvio data la contiguità con il più grande stabilimento siderurgico d’Europa».
Raffaele Emiliano