Un piano straordinario per il lavoro che “non abbia caratteristiche assistenzialistiche”, ma che liberi le “possibilità occupazionali che esistono in Umbria” e valorizzi il “rapporto tra contrattazione e concertazione”, contrastando l’aumento di orari e straordinari e favorendo invece vere e proprie “filiere di buona occupazione”. Eccola qui l’idea forte lanciata dalla Cgil dell’Umbria nel corso del direttivo regionale che si è svolto ieri a San Gemini e al quale hanno preso parte circa 120 tra quadri e delegati del primo sindacato umbro.
E’ stato Mario Bravi, il segretario generale, a delineare i primi tratti della proposta già avanzata nelle scorse settimane: “Pensiamo che la concertazione con la Regione che è positivamente ripartita – ha detto Bravi nella sua relazione – debba avere come priorità assoluta il lavoro. Nella consapevolezza della gravità della crisi in atto, che nella nostra regione è più marcata che nel resto del Paese”. Lo testimonia il fatto – ha spiegato Bravi – che il tasso di occupazione regionale è riprecipitato sotto il 63%, che ci sono oltre 20mila lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali e che circa 12mila posti sono andati persi negli ultimi due anni. E poi, preoccupa l’espansione della crisi, che dal settore manifatturiero si è ormai allargata a macchia d’olio anche ai servizi e al terziario, come dimostra l’altissimo tasso di lavoratori di questi comparti interessati dagli ammortizzatori sociali (21%).
Ecco allora l’esigenza forte di proseguire prima di tutto la mobilitazione in autunno, a partire dall’appuntamento europeo del 29 settembre, quando tutti i sindacati del continente si mobiliteranno contro le manovre economiche inique e sbagliate dei governi europei. A tal proposito, Bravi è tornato a ribadire che “l’idea più volte sottolineata dalla Cisl di puntare tutto sulla semplificazione dei livelli istituzionali, saltando a piè pari il giudizio sui tagli del Governo nazionale, non è assolutamente convincente”. Questo non vuol dire, ha poi aggiunto il segretario della Cgil, che non vi sia l’esigenza di “continuare sulla strada delle riforme”. Dunque, la Cgil dà un giudizio positivo sulla via intrapresa per la costituzione di un Ater regionale, così come di un Ato per le questioni dell’idrico e dell’igiene urbana.
Tornando al “Piano per il Lavoro”, Bravi ha elencato alcuni dei settori che potrebbe svolgere un ruolo trainante nel progetto di rilancio dell’occupazione e dello sviluppo: “Pensiamo – ha detto – alla meccanica fine, all’elettrobiomedicale, al riposizionamento del tessile su un livello di assoluta qualità legato al marchio. E ancora – ha aggiunto – pensiamo sia centrale lo sviluppo delle energie alternative e la valorizzazione della centrale Enel di Bastardo, in cui va avviato l’iter autorizzativo. Infine, c’è da puntare sui nostri centri storici, sull’edilizia popolare e sull’ammodernamento infrastrutturale della nostra regione”.
Poi, un affondo alle associazioni imprenditoriali, tacciate di essere troppo spesso portatrici di atteggiamenti di tipo assistenzialistico: “Rispetto alle tante crisi aperte, dalla Merloni di Nocera Umbra, fino alla Basell di Terni, occorre costruire risposte concrete, che difendano il lavoro e l’occupazione, con un ruolo diverso e innovativo del mondo dell’impresa e delle associazioni datoriali”.
“Noi dobbiamo smontare due parole che sono molto in voga di questi tempi: semplificazione e sprechi”, ha detto la vicesegretaria nazionale della Cgil, Susanna Camusso nelle sue conclusioni. “Dobbiamo farlo anche se fanno presa tra la gente. Questo perché, semplificare troppo la complessità porta spesso a disastri, specie se si vogliono semplificare sistemi istituzionali. Abbiamo alcuni esempi, anche molto recenti, di veri e propri scempi – ha detto Camusso – pensiamo alla Protezione Civile Spa o alla Difesa Spa”. Poi la segretaria nazionale ha messo in dubbio anche la distinzione che si va spesso facendo tra regioni virtuose e regioni non virtuose. “Bisogna introdurre un nuovo criterio per misurare la virtuosità, che è quello della giustizia sociale. Non basta vedere se i conti sono apposto, perché in alcune regioni, come la mia (la Lombardia, ndr) si tagliano i diritti e i servizi ai cittadini e questo non è affatto virtuoso”.
Infine, Camusso ha lanciato l’invito alla Cgil dell’Umbria a dare vita da settembre, accanto alla mobilitazione che proseguirà e si rafforzerà, ad una “straordinaria stagione contrattuale”, conciliando la contrattazione nazionale, con quella aziendale, territoriale e sociale, insieme agli enti locali che “sono stati finora l’unica sponda per contrastare la crisi”. “Ora – ha concluso la segretaria – non possiamo scaricare su di loro tutto il peso di questa manovra iniqua. La cui responsabilità è e resta del Governo”.
Mauro Sedda