E’ quanto riferisce il Ministro della Difesa, Ignazio la Russa: è parso dagli accertamenti, ancora in via di completamento, che il primo maresciallo Mauro Gigli, l’artificiere che mercoledì ha tragicamente perso la vita in seguito all’esplosione di un ordigno piazzato sulle strade di Herat, in Afghanistan, abbia salvato le vite di diversi suoi compagni.
Gigli, condividento la terribile sorte con il caporal maggiore Pierdavide de Cillis, è stoicamente rimasto sul posto, facendo in pratica da scudo con il suo corpo e gesticolando per allontanare gli altri commilitoni, una volta resosi conto della presenza di un secondo ordigno. Una prima bomba era infatti già stata disinnescata, ma l’altra non ha lasciato scampo ai militari italiani. Queste infatti le parole del Ministro della Difesa:”sembra che il maresciallo Gigli, dopo il primo intervento, abbia capito che c’era un secondo ordigno. Con sprezzo della propria vita ha fatto allontare gli altri”.
La Russa ha contestualmente confermato l’impegno militare italiano in Afghanistan ed anzi ha dichiarato un lieve aumento del contingente, che dovrebbe raggiungere le 4000 unità entro fine anno. Pur rimanendo l’obiettivo finale quello di passare il controllo del paese alle autorità interne entro il 2013 quindi, gli italiani per ora rimarranno ancora in Afghanistan.
L’Italia, comunque, pur oltremodo bistrattata, ha ancora i suoi eroi e se ne può vantare. Il Maresciallo Mauro Gigli, potrebbe a pieno titolo entrare a far parte di questa schiera. Si può dire di tutto, che era un militare, che se l’è cercata, che se vai in guerra lo sai che puoi morire, tutto vero, tutto legittimo, tutto giusto. Ma a quanto pare se non avesse fatto questa scelta, i caduti, mercoledì, sarebbero stati molti di più. Forse solo un caso, o forse quello era il suo destino; la tristezza della sua famiglia potrà forse essere compensata in parte dalla felicità delle altre famiglie, quelle che grazie a lui, non hanno perso i loro cari.
Angelo Sanna