Il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, non ci sta ad unirsi al coro dei nemici fidati di Gianfranco Fini e al quotidiano “La Padania” affida la volontà di stendere ancora una volta la mano verso il presidente della Camera: “Io sono uno che ha sempre cercato il dialogo con tutti – ha esordito Calderoli – Anche con Fini con cui ho parlato tante volte. Questa volta mi ha cercato il ministro Ronchi – ha aggiunto – che è una sorta di trait d’union tra i finiani e il governo. Con Fini ci vedremo presto – ha anticipato il leghista – Credo sia necessario spostare il dibattito dalle liti sui contenuti“.
Per il ministro col fazzoletto verde, insomma, esistono ancora margini di recupero: “Se è vero che loro dicono di essere leali a livello di programma – ha continuato Calderoli riferendosi ai “transfughi” sodali a Gianfranco Fini – allora specifichiamolo meglio. E verifichiamo da subito quello che si può fare. Io sono convinto che un tentativo sui contenuti vada fatto”.
Quel che è certo è che le buone intenzioni profuse verbalmente dovranno tradursi in un testo scritto perché – è il ragionamento del ministro – verba volant, scripta manent: “Voglio cose scritte – ha chiarito Calderoli – altrimenti nulla”.
E sulla possibilità di avviare un governo tecnico di transizione, la chiusura del leghista è più che netta: “Non avrebbe alcun senso in un sistema bipolare – ha spiegato il coordinatore della Lega – non è votato da nessuno. Un governo tecnico è figlio di chi? Sarebbe soltanto come un Frankenstein“.
Nessuna preoccupazione, infine, per la riforma più cara al carroccio: quella del federalismo. “Essendo una legge delega – ha ricordato – supera la legislatura e resta aperta anche per il futuro governo. Certo, si perdono i due o tre mesi di campagna elettorale – ha concluso il ministro – ma poi si ripartirebbe dallo stesso punto”.
Maria Saporito