Talvolta l’intelligenza di una o di più persone si vede dai particolari e non da ciò che è palese. Stavolta, non è una di quelle, probabilmente. Il sito mangiagatti. com, dovrebbe proporre gustose ricette per cucinare i felini casalinghi,o forse voleva solo farlo ma poi ha cambiato idea.
Alla voce ricette appare infatti il seguente messaggio:
“Questo sito e’ chiaramente un burla. Togliamo le ricette (tutte raccolte sul web, abbiamo semplicemente sostituito la parola “coniglio” con la parola “gatto”) perche’ alcune persone potrebbero prenderle sul serio e cucinare il proprio gatto.
L’immagine qui a fianco mostra un piatto a base di coniglio.
Un sentito ringraziamento va all’AIDAA per la ristrettezza mentale dimostrata.”
Bene, analizziamo l’intelligenza delle due fazioni. Da una parte c’è Lorenzo Croce, presidente di un’associazione animalista, l’Aidaa, che, come appunto dovrebbe fare, difende gli animali e di conseguenza interviene sulla questione segnalando alla polizia postale il sito, facendo formale denuncia e telefonando anche personalmente alla questura. Si può essere d’accordo o meno, ma questo è ciò che un animalista dovrebbe sempre fare.
Dall’altra parte ci sono i fautori di un sito, a loro dire spiritosi e furbi, che inneggia al mangiare gatti, richiamando la “preistoria” del 1900, al fatto che il gatto non è diverso dal coniglio (una delle poche frasi che appaiono dotate di senso all’interno del suddetto sito) e via dicendo. Bene, ci si potrebbe chiedere allora , se la “ristrettezza mentale” di un animalista che difende gli animali, sia minore o maggiore di quella di chi ha pubblicato un sito dai contenuti palesemente illegali per fare una “burla”. E’ una semplice domanda, non un’accusa, nemmeno una teoria.
Era proprio necessario? Si dovrebbero chiedere gli autori. Se ciò a cui si inneggia è un reato, anche se per scherzo, il fatto rimane reato, poi la cosa può passare senza far danni o meno, ma tant’è. La legge, solitamente, non può sapere se chi scherza, sta appunto scherzando o no, perchè lo scherzo è un concetto del tutto soggettivo. Ma forse il motivo vero della legittimità di una denuncia, o comunque di una segnalazione, sta proprio in una frase pubblicata dal sito “incriminato”. “Togliamo le ricette (tutte raccolte sul web, abbiamo semplicemente sostituito la parola “coniglio” con la parola “gatto”) perche’ alcune persone potrebbero prenderle sul serio e cucinare il proprio gatto”.
Cari burloni, lo avete capito? Vi siete accorti ora, attraverso le vostre stesse parole, quale potrebbe essere il vero problema? Non tutti è scontato abbiano la testa per capire che trattasi di innocente ( e pur disgustoso) scherzo. E così, a causa di una “semplice” iniziativa poco ragionata, qualche gattino magari ( si spera proprio di no) è finito male. Certo, la colpa ricadrebbe poi, in massima parte su chi materialmente si mettesse a cucinare un gatto ( poco importa che sia il suo o un altro), ma non si può esimere da ogni responsabilità chi, pur magari involontariamente aiuta, “l’immaginazione” di qualcuno solo perchè “non ci ha pensato”. Lo scrivere in pubblico ha le sue regole, dettate anche dalla legge, ma prima ancora, tali regole, dovrebbero essere dettate dall’intelligenza. Il fenomeno delle denunce e conseguenti arresti di persone che hanno pubblicato “qualcosa” con troppa leggerezza si sta ultimamente espandendo.
Per tutti, valgano ( lo speriamo), ancora una volte le parole di Ivan Bracco, dirigente della Polposta di Imperia e protagonista della chiusura di due gruppi di Facebook, inneggianti l’adozione dei bambini morti di Haiti uno e contro la polizia l’altro.
“Il messaggio che vogliamo lanciare è che quando una persona crea dei gruppi su Facebook, non deve mai perdere il senso della realtà e del vivere sociale. E’ una questione di puro buonsenso”
Chiare, concise, indiscutibili. L’unica cosa che ci si sente di aggiungere è che quanto sopra, ovviamente è espandibile ad ogni tipo di pubblicazione, soprattutto quelle dai toni fortemente provocatori.
A.S.