Anche gli elefanti piangono?

Antropomorfismo: questa è l’eresia peggiore della quale può essere accusato un etologo. Attribuire emozioni considerate appannaggio del genere umano, come dolore, tristezza, o disappunto e rabbia alle “bestie”, vuol dire per uno studioso di etologia perdere credibilità nel mondo accademico.

Eppure alcuni tra i più importanti ed autorevoli esperti di questa scienza, sembrano sostenere, portando una grande quantità di esempi e studi accurati, che gli animali siano in grado di amare e soffrire. Già Charles Darwin nel suo libro “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”, si poneva il quesito se il pianto degli animali  potesse essere connesso a stati emozionali quali tristezza e delusione, concentrando la sua attenzione sulle lacrime di dolore versate dagli elefanti indiani. I guardiani dei giardini zoologici riferiscono che gli elefanti sono soggetti alla “sindrome della morte improvvisa”, cosa che avviene nel momento in cui vengono separati dal loro gruppo, o messi da soli in un nuovo recinto.

Gli studi etologici volti a stabilire se gli animali siano in grado di provare emozioni si sono moltiplicati, e hanno riguardato specie diverse: i ratti proverebbero piacere quando giocano, i koala sarebbero in grado di distinguere ciò che amano da ciò che non amano. Tra i più attivi nello sviluppo e nella divulgazione  di queste teorie c’è l’etologo Mark Bekoff, dell’Università del Colorado, co-fondatore insieme alla celeberrima primatologa Jane Goodall dell’associazione per il trattamento etico degli animali “Ethologist for the Etical Treatment of animals, Citizens for Responsable Animal Behavior Studies”, spiegando e portando prove a sostegno della teoria delle emozioni animali nel suo libro uscito nel marzo del 2010 “Il manifesto degli animali”. Il libro ha scatenato un ampio dibattito in ambito scientifico, poiché contrario alla teoria comportamentale behaviorista per la quale gli animali sarebbero scatole vuote che reagiscono meccanicamente agli stimoli.

Che sia vero o no che siamo solo noi esseri umani gli eletti capaci di provare amore e odio, queste teorie aprono uno spiraglio ad un diverso punto di vista, forse sbagliato, dal quale guardare la natura, nella quale siamo immersi.

Alice Ughi