Julian Assange, il Pentagono e le accuse di stupro evanescenti

Mettiamola così: immaginate di essere il fondatore di uno dei più importanti siti di controinformazione del mondo, di aver appena pubblicato oltre 77.000 documenti riservati del Pentagono e di stare per pubblicarne altri 15.000. Ora immaginate di ritrovarvi improvvisamente colpiti da accuse di stupro vaghe e non verificate: sarebbe lecito pensare a una calunnia tirata su ad arte da chi si è sentito colpito da voi?

La storia – tutta vera, tranne le conclusioni che lasciamo a voi – è accaduta a Julian Assange, fondatore dell’ormai famigerato sito Wikileaks, colpito alcuni giorni fa da accuse di stupro da parte della procura di Stoccolma. Accuse arrivate e improvvisamente ritirate poche ore dopo, quando oramai la notizia aveva fatto il giro del mondo attraverso giornali, blog e siti internet.

Due anonime donne svedesi avevano accusato lo scorso fine settimana Assange di stupro e molestie, ma le accuse sono state prontamente archiviate per insufficienza di prove. Assange si è subito difeso, tramite un post su Twitter: “Le accuse sono infondate e, in questo momento, anche particolarmente dannose”. “Ci avevano avvertito di aspettarci sporchi trucchi – ha aggiunto Assange in un altro post – bene, questo è il primo”. La polizia svedese, dal canto suo, si è detta rammaricata e si è giustificata tramite un comunicato stampa spiegando che “”le informazioni a disposizione del capo procuratore Eva Finnè sabato erano più numerose ed approfondite di quelle di cui disponeva il magistrato di turno venerdì notte”.

Nel frattempo i responsabili di Wikileaks stanno vagliando tutti i 15.000 file – relativi alle operazioni militari americane in Afghanistan – ancora in via di pubblicazione. Questo allo scopo di cancellare i nomi di collaboratori potenzialmente a rischio di rappresaglie da parte dei talebani, anche se il Pentagono ha accusato Assange e soci di aver già fatto degli enormi danni con i 77.000 file pubblicati nelle scorse settimane. A questo scopo si era profilata anche un’improbabile collaborazione tra Wikileaks e il Ministero della Difesa Usa, il quale però ha smentito tutto dichiarando che i responsabili del sito hanno “le mani sporche di sangue”. Strana accusa questa, visto che a lanciarla è stato proprio il Pentagono, le cui nefandezze in fatto di politica internazionale sono ben note e – queste sì, a differenza delle accuse contro Assange – ampiamente testimoniate.

Roberto Del Bove