Le hanno portato via la figlia appena nata senza nemmeno darle il tempo di tenerla in braccio o allattarla. Perché quella ragazza, appena ventenne, non poteva essere una mamma affidabile. Così, ancor prima del parto, avevano già deciso i servizi sociali, che avevano segnalato la situazione, così si era pronunciato il Tribunale dei minori di Trento. La giovane, alla quale era stato anche consigliato di abortire, secondo il loro parere conduceva una vita troppo approssimativa e aveva una personalità troppo debole. E, soprattutto, era troppo povera.
La ragazza infatti guadagnava, e guadagna tuttora, 500 euro al mese. Non ha una casa e si è da poco separata dal marito.
La ‘confisca della neonata’ è avvenuta 9 mesi fa, in un giorno di gennaio. Da allora la giovane non ha più ricevuto la minima notizia della piccola, la figlia che non ha neanche fatto in tempo a salutare. E ha deciso di dare battaglia, ingaggiando un legale.
A dire il vero, nel mese di agosto una perizia prevista dal Tribunale dei minori le aveva aperto la possibilità di una specie di periodo di prova, nel quale la ragazza avrebbe potuto cominciare a vivere e a prendere confidenza reciproca con la figlioletta. Qualche giorno fa, però, lo stesso Tribunale ha negato ogni eventuale riavvicinamento, suscitando ovviamente un gran numero di polemiche, dichiarando “lo stato di adottabilità della bimba e il suo affidamento in strutture”. Il fatto che la figlia possa da ora in poi essere adottata legalmente da un’altra famiglia ha spinto la ragazza a ricorrere in Appello. Il suo avvocato, Maristella Paiar, ha già dichiarato che il ricorso è pressoché certo.
La legale sostiene che in questo caso non sono implicate né storie di droga né vecchie condanne. La sua assistita, una personalità fragile ma non priva di risorse, avrebbe solo vissuto un’esistenza sfortunata. La ragazza è uscita di casa in età molto giovane e si è sposata con un tunisino. Il matrimonio ha portato un primo figlio ma si è ben presto dissolto nel nulla, dal momento che il marito ha cominciato a sparire sempre più frequentemente. Quando il figlio è stato dato in affido condiviso (soluzione che permette alla madre di vederlo periodicamente), è giunta inaspettata la seconda gravidanza. La giovane, senza marito e senza casa, era ospitata da un struttura e aveva un lavoro che le permetteva di guadagnare 500 euro al mese.
Dopo aver preso atto della recente sentenza, l’avvocato della giovane non nasconde la propria delusione: “la consulenza aveva evidenziato che la madre non ha estremi di irrecuperabilità e che, grazie al sostegno dei servizi, vi era la possibilità di una sua maturazione. E comunque gli orientamenti della Cassazione e della Corte Europea suggeriscono di vagliare ogni strada prima di intaccare il diritto del minore a crescere con i genitori naturali”. Anche lo stesso perito scelto dal tribunale, Ezio Bincoletto, afferma di esser rimasto meravigliato, ricordando che: “la perizia individuava nella donna futuri spazi di crescita”. Prospettive che il Tribunale ha negato con decisione.
Il presidente degli avvocati matrimonialisti, Gian Ettore Gassani, sostiene che la sentenza è “sconcertante”. Lo stesso pensano numerosi utenti di Facebook che, nei riguardi nel caso specifico, non esitano a parlare di ‘rapimento di Stato’.
Gianluca Bartalucci