Bufera su fiction Rai: “Il bandito amico di Girardengo freddò mio nonno”

Dov’è il confine tra la realtà e la finzione cinematografica? È indubbio che si tratta di due cose ben diverse, ma ultimamente sempre più spesso ciò che è finzione viene accusato di travisare ciò che è accaduto nella realtà mentre i registi, dal canto loro, vengono accusati di far passare diavoli per santi. È accaduto di recente con Vallanzasca – Gli angeli del male di Michele Placido; sta riaccadendo ora con la miniserie prodotta dalla Rai e dedicata al ciclista Costante Girardengo (interpretato da Simone Gandolfo), intitolata La leggenda del bandito e del campione. Ma questa volta c’è un’aggravante non da poco: delle accuse di falso storico.

Le polemiche riguardano Sante Pollastri (interpretato da Beppe Fiorello), bandito dell’epoca, nativo di Novi Ligure come il noto ciclista e – almeno nella fiction – amico di Girardengo. E già qui c’è il primo intoppo: Costanza Girardengo, nipote del “campionissimo”, ha dichiarato che la fiction non rispecchia la figura del nonno e che l’amicizia tra lui e Sante Pollastri non è mai esistita. Ma andiamo avanti. Una scena del film mostra Pollastri che rapina una banca, poi traveste il direttore da bandito e lo fa arrestare dai carabinieri: conclusione tra il serio (poco) e il faceto (molto). Peccato però, che ad assistere ala proiezione in anteprima della fiction ci fosse Mariangiola Castrovilli, giornalista del Corriere canadese che dell’episodio ne sa qualcosa. Il direttore di banca infatti era suo nonno; e da quella rapina, a onor del vero, non ne era uscito vivo.

Mio nonno è stato la prima vittima di Pollastri – ha dichiarato la Castrovilli in conferenza stampa -. Nella fiction si salva, in realtà è stato ucciso a sangue freddo mentre implorava di non premere il grilletto perché aveva tre figli. Che poi erano mia madre Irma di dieci anni e i miei zii, Ezio, di sette, e Ettore, di quattro. Mia nonna è morta di crepacuore pochi mesi dopo. Sono sconvolta, un dolore che credevo sopito è tornato con tutta la sua forza“. Le parole e il pianto della Castrovilli gelano tutti i presenti in conferenza stampa. Fabrizio Del Noce e lo sceneggiatore Andrea Purgatori cercano di riparare, per quanto possibile: “E’ difficile se non impossibile rendere giustizia alle cose come realmente avvengono – dice Purgatori -. Non abbiamo ammorbidito Pollastri, ma abbiamo lavorato su altri aspetti, l’amicizia fra due persone molto legate ma profondamente diverse. E’ un racconto per favola”. Lo sostiene Del Noce: “E’ una fiction, non un documentario, con una libera interpretazione dei fatti”.

Un falso storico, dunque; ma anche una figura femminile – Mela, di cui si innamorano sia Girardengo che Pollastri  – che non è mai esistita, messa più che altro per ricondurre il film alla tradizione del triangolo amoroso, à la Jules et Jim di François Truffaut. Allora il confine tra realtà e finzione sembra davvero difficile da tracciare: da una parte c’è la fedeltà storica, dall’altra la libertà creativa propria dell’arte. E tra le due, come spartiacque, le vite di coloro che dalla realtà sono stati colpiti e dalla finzione sono stati ignorati.

Roberto Del Bove