Juventus, Chiellini predica calma: “Quattro anni per tornare grandi”

Da Coverciano, dove la Nazionale sta preparando le prossime partite di qualificazione all’Europeo contro Irlanda del Nord e Serbia, Giorgio Chiellini, in un’intervista rilasciata a “La Stampa”, si è soffermato a parlare della Juve che gli sta nascendo intorno. Una chiacchierata che ha toccato diversi temi: dal nuovo allenatore al serbo Krasic, passando attraverso la prossima firma del contratto e gli impegni con la maglia azzurra.

QUATTRO ANNI – Le prime parole sono riferite al progetto-Juve. Come la Nazionale, che viene dalle macerie del Mondiale in Sudafrica, anche la squadra bianconera è all’inizio di un processo di rinnovamento dopo la delusione dell’anno passato. I tifosi sperano di poter tornare a vincere presto, ma Chiellini ci va con i piedi di piombo: “Quest’anno l’obiettivo è andare in Champions League per tanti motivi, compreso invogliare i campioni a venire da noi l’anno prossimo. Il nome ‘Juventus’ colpisce ancora gli italiani ma chi è all’estero cerca un club che gli dia la migliore vetrina europea. Per tornare al top, per la Juve come per la Nazionale, credo che siamo nell’ordine dei quattro anni di lavoro più che dei due“.

CONTRATTO – La ricostruzione bianconera, secondo Chiellini, richiede dunque tempo. E non poco. Le buone prove contro Manchester City e Inter non gli hanno fatto cambiare idea: “Quando restiamo uniti e compatti rischiamo poco. Contro le grandi funzioniamo, dobbiamo fare il salto di qualità contro le più deboli, dobbiamo diventare più bravi quando siamo noi a dover fare la partita“. Nella nuova era bianconera il centrale azzurro comunque crede, tant’è vero che la firma sul nuovo contratto di cinque anni è ormai solo una formalità: “Materialmente non ho firmato il rinnovo perché non ho il dono dell’ubiquità: lo farò al ritorno dalla Nazionale. Ci sono da sistemare piccoli dettagli ma c’è stata una stretta di mano e vale come una firma per me e per loro“.

DEL NERI – Al centro del progetto c’è naturalmente Gigi Del Neri. Quando arriva un nuovo allenatore, si dice sempre, ci vuole tempo. Ma è proprio così? “Del Neri pretende movimenti diversi da quelli abituali e ci vuole più tempo per impararli. Ho parlato con chi l’ha avuto come allenatore e mi hanno detto tutti la stessa cosa: all’inizio si fatica moltissimo a capirlo, poi si viaggia che è un piacere“.

ANDREA AGNELLI  E I TIFOSI– Fortunatamente i sostenitori bianconeri hanno un nuovo atteggiamento rispetto alla passata stagione, quando la contestazione era all’ordine del giorno: “E’ cambiato il clima con i tifosi, sono più pazienti: con il Palermo ci hanno chiamato sotto la curva per applaudirci nonostante la sconfitta e il fatto che fossimo incavolati neri“. Le ragioni di questo atteggiamento sono da ricercarsi soprattutto nel nuovo presidente: “Magari ci sono altri motivi, tuttavia credo che nel rapporto con i nostri sostenitori conti molto la presenza di Andrea Agnelli: si sentono più partecipi e più vicini alla società“.

KRASIC – L’ultima battuta è su quel Milos Krasic che, appena sbarcato a Torino, ha già impressionato tutti: “Lo conoscevo e ci avevo giocato contro nell’Under: ero convinto che ci avrebbe aiutato con la sua velocità e il modo di giocare, però è stato davvero l’uomo in più di queste settimane e non me l’aspettavo. Ha acceso la luce nei momenti più bui. Adesso verrà il difficile perché tutti prenderanno le contromisure: prima gli concedevano l’uno contro uno, adesso lo guardano già in due“. Martedì, contro la Serbia, cosa dovrà fare la difesa azzurra per fermarlo? “Certo non gli daremo spazio per partire e se c’è da dargli qualche bottarella lo faremo senza pensare alla Juve, anche se Del Neri ci ha detto di non picchiarlo perché ci serve. Con l’Irlanda e la Serbia ci giochiamo una fetta di qualificazione: a batterle tutte e due avremo quasi un piede nell’Europeo“.

Pier Francesco Caracciolo