Fango rosso nel Danubio: allarme in mezza Europa

Budapest, 8 Ottobre. La fanghiglia rossa fuoriuscita dalla Magyar Alluminium lunedì scorso è penetrata nel Danubio. I metri cubi di sostanze tossiche che hanno invaso l’Ungheria sarebbero circa un milione. Il canale che ha inizialmente veicolato la marea rossa, verso l’esterno, il Marcal, è totalmente morto. Piante e pesci non esistono più. Ora, il contatto con uno dei fiumi più importanti del continente rischia di minacciare seriamente la salute dei residenti di centinaia di comuni, compresi quelli delle grandi città, anche al di fuori dell’Ungheria.

“Abbiamo riscontrato la presenza di pesci morti nelle acque del Danubio, in corrispondenza dell’affluenza del fiume Raba. La fanghiglia tossica ha modificato l’acidità delle acque” ha spiegato il responsabile della protezione civile Tibor Dobson

Alcune rassicurazioni arrivano dagli esperti, che parlano del livello del Ph, ma l’allarme resta comunque molto alto. Ancora Dobson ha dichiarato che il Ph del Danubio sarebbe aumentato di circa mezzo punto  ( da 8,5 a 9, su un massimo di 14) rispetto al normale tasso che caratterizza il fiume. “Abbiamo immesso nel bacino idrico grandi quantità di calce e aceto per tentare di riportare l’equilibrio nell’ecosistema. Al momento la contaminazione sembra circoscritta, non pare esserci un grave danno ambientale, ma questa non può certo essere una dichiarazione di vittoria”.

Una “speranza” viene dalla portata del grande fiume, circa 2350 metri cubi d’acqua al secondo, in grado, a quanto pare, di diluire notevolmente le sostanze tossiche, in particolare l’ossido di alluminio e  quello di titanio.  La pericolosità per la salute e per l’ambiente deriverebbe più dal secondo che dal primo. In più, le conseguenze  di lungo periodo, chiaramente non valutabili nel breve, seguendo alcuni studi, potrebbero concretizzarsi in un effetto cancerogeno appunto dell’ossido di titanio.

L’inquinamento del fiume non sarebbe di entità grave quindi, ma resta il fatto che quest’ultimo passa a poca distanza da città come Belgrado e Bucarest, per sfociare infine nel Mar Nero. Secondo la direttrice del reparto ambiente dell’istituto superiore di Sanità italiana, Loredana Musumeci, l’effetto corrosivo del fango rosso si avrebbe solamente al superamento della soglia del ph 12 e non prima. La portata del Danubio impedirebbe il verificarsi di una condizione simile.

Contaminato è però anche il Raba, un altro fiume, importante affluente del corso d’acqua est-europeo. Proprio in corrispondenza dell’incontro tra i due fiumi le autorità avevano riscontrato la presenza del fango rosso fuori uscità dall’impianto di Ajka. Nella foto, Il gattino  salvato e tenuto in braccio da un angelo rischia di diventare uno dei simboli del disastro ecologico ungherese.

A.S.