Sarah Scazzi: Speciale Studio Aperto ieri per ricordarla

Il 6 ottobre 2010 abbiamo scoperto in diretta tv che la piccola Sarah Scazzi è morta.Nessuna speranza di ritrovare la ragazza perchè qualcuno l’aveva uccisa senza pietà. Ieri sera su italia 1 è andato in onda uno Speciale di Studio Aperto dedicato interamente al ricordo della quindicenne. Tante testimonianze e interviste ma soprattutto tanto dolore per la tragedia: non è stato uno sconosciuto a ucciderla ma suo zio, Michele Misseri.

Durante il tg vengono letti messaggi che la piccola scriveva sul suo diaro testimonianza di una vita da ragazzina quale era. Da quelle parole emergono tanti lati di Sarah: la sua dolcezza, la sua fragilità, la voglia di crescere, la voglia di amare e di essere amata. Le preoccupazioni di non trovare un fidanzatino perchè il suo corpicino era troppo esile e sembrava quello di una bimba di 10 anni. La paura di non essere ricambiata.

Sono anche stati letti i temi che a scuola ha scritto negli scorsi anni: scopriamo i suoi gusti musicali, il suo legame molto stretto con il fratello e la voglia di vivere tranquilla anche se non era facile.

Ma quanto è giusto leggere i suoi sms, sfogliare le pagine del suo diario, leggere i suoi temi? E’ davvero necessario tutto questo per provare a ricordare una creaturina  di 15 anni? A guardare ieri la tv sembrerebbe proprio di si. In fondo forse è quello che vogliamo e non ci facciamo più nepppure caso. Andiamo alla ricerca dei dettagli, dei perchè dietro alle pagine di un diario? Non è un pò come entrare nella sua intimità avendo poco rispetto? Non dovrebbero servire le frasi scritte su un foglio di carta a farci capire che una ragazza non meritava di moririe a 15 anni; che una ragazza non meritava di essere guardata, toccata, anche solo sfiorata da chi da lei non cercava affetto ma qualcosa di diverso; non è necessario leggere quelle pagine per capire che lei forse ci aveva provato a chiedere aiuto ma che nessuno ha pensato che chi ha il dovere di volere bene in realtà può trasformarsi in un mostro.

Ma forse questa è l’informazione che ci piace, o almeno piace a qualcuno. E vogliamo seguirla, vogliamo che ci sia. Nessuna condanna a chi cerca di ricordare una persona che purtroppo non c’è più. La condanna forse è per chi ha bisogno di vedere queste cose.

Filomena Procopio