Tiziano Ferro e l’omosessualità confessa: chi applaude e chi critica

Diciamocelo: in giro lo si diceva già da un bel po’. Ma la confessione di omosessualità di Tiziano Ferro (sissignori, perché l’Italia è un paese in cui non si “dichiara” la propria omosessualità: la si “confessa”, quasi fosse un peccato) ha stupito non pochi italiani. C’è chi ha applaudito (molti) e chi ha fischiato (pochi); di certo nessuno è rimasto indifferente all’intervista-rivelazione rilasciata dal più importante cantante pop italiano alla rivista Vanity Fair.

Grande apprezzamento è stato espresso – e non poteva essere diversamente – dalle associazioni gay di tutta Italia, tutte concordi nell’affermare che, a differenza di quanto avviene in altri Paesi occidentali e democratici, è davvero difficile fare coming out in Italia, soprattutto se si è un grande artista nel pieno della propria brillante carriera come Tiziano Ferro. Certo è che molti altri personaggi pubblici  con tendenze omosessuali (politici, calciatori, attori, ecc.) preferiscono la patina da “Family Day” – molto più apprezzata dall’Italia cattolica e perbenista – piuttosto che un’onesta dichiarazione pubblica sulle proprie tendenze sessuali. Dichiarazione che, tra l’altro, gioverebbe non solo a loro stessi e a tanti ragazzi gay che potrebbero seguire l’esempio, ma a un’intera società anchilosata e ingessata nello stereotipo dell’eterosessualità a tutti i costi.

Dall’altra parte della barricata c’è stato chi ha criticato il gesto del cantante di Latina. In prima linea, da questo punto di vista, è stato Il foglio di Giuliano Ferrara: “Che tristezza, Tiziano – troviamo scritto sul numero di ieri del quotidiano, sull’articolo intitolato “Preghiera” -. Non potevi tenere per te i tuoi turbamenti e continuare a farne il motore segreto della tua arte? Adesso che l’hai bruciato, che cosa ti resta da cantare?”. Meno sbiascicata e più sottile è stata la polemica di Marinella Venegoni sul quotidiano La stampa: “Va bene,  Tiziano Ferro ha deciso di scrivere quel che (quasi) tutti sapevano, che è gay. Speriamo stia meglio, e d’ora in avanti riesca ad essere felice, a innamorarsi, a spegnere quel fondo di amarognolo che sempre gli ho letto negli occhi tutte le volte che gli ho parlato […] Però. Se ci ha messo 15 anni a scrivere i suoi diari, che poi sono confluiti in un libro che sta uscendo (col cavolo che scrivo il titolo, tanto non vi serve: andate, lo vedrete impilato ovunque), se si è straziato, se poi ha deciso, perché proseguire il massacro sottoponendosi al rituale di dar vita a tutta la catena non-ecologica della promozione?”.

Comunque faccia, potrà pensare Tiziano Ferro, c’è qualcuno che ha da ridire. Ma dopotutto non è grave, nella vita va sempre così e lui di certo lo sa. In fondo l’apprezzamento per il gesto di coraggio, per l’aver rivelato tutti i dolori e le sue sofferenze (compresa la bulimia) affrontate per accettare qualcosa che lui stesso, per primo, non aveva il coraggio di accettare, resterà sempre più forte di qualsiasi polemica. Sia che venga da papalini che ritengono l’omosessualità una “malattia”, sia che venga da acuti e critici osservatori delle strategie di marketing.

Roberto Del Bove