Il Giornale e il dossier che non c’è

Da qualsiasi punto prospettico la si voglia guardare, la storia dell’intreccio di telefonate intercorse a metà settembre per annunciare (e disinnescare) il lancio di un presunto dossier ai danni della famiglia Marcegaglia, inquieta e preoccupa. Ieri “Il Giornale” ha pubblicato un collage di vecchi articoli – tratti da quotidiani e periodici diversi – che avevano variamente messo alla berlina il gruppo industriale del presidente di Confindustria, abbassando l’asticella della tensione che per molte ore ha tenuto col fiato sospeso l’entourage di viale dell’Astronomia.

Una pubblicazione “innocua”, incapace di allungare (nuove) minacciose ombre sulla numero uno di Confindustria, apparentemente scampata al “metodo Boffo”. I pm di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli cercheranno di comprenderne la ragione e di capire se l’accusa di violenza privata ipotizzata nei confronti del direttore de “Il Giornale“, Alessandro Sallusti e del suo vice, Nicola Porro, ha motivo di esistere. Si faranno aiutare anche dal direttore editoriale del quotidiano, Vittorio Feltri, e dal presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che nelle prossime ore potrebbero essere ascoltati come persone informate sui fatti.

Di certo c’è che alle spalle di questa “strana” storia di giornalismo (mancato) si dipana una ragnatela di relazioni che nulla ha a che fare con la libera informazione. Un vicedirettore insolentito dalla scarsa considerazione della Marcegaglia nei confronti del suo giornale, che non esita ad avvisare (“in toni scherzosi”) il di lei portavoce; un addetto alle relazioni esterne di Mediaset preoccupato dalla presunta minaccia mediatica orchestrata da Feltri; un editore svelto nel bacchettare un direttore caustico e intemperante.

Nel groviglio relazionale che corre lungo il filo delle intercettazioni ascoltate dai pm di Napoli sta il “seme” di un sistema malato e disinformante. Un sistema che manovra e mercanteggia, decidendo cosa e quando sia opportuno pubblicare per consegnare ai lettori (e agli ascoltatori) un quadro preconfenzionato della realtà. Oltre alle presunte responsabilità giudiziarie – che bisognerà accertare- a Sallusti e Porro è doveroso contestare un uso basso (e mortificante) delle loro professionalità.

Quale giornalista, trovandosi nella possibilità di pubblicare una notizia forte, esiterebbe a farlo perché richiamato dal proprio editore? O ancora: quale, pur sapendo di non avere tra le mani nulla di compromettente, insinuerebbe dubbi e ansie a interlocutori (evidentemente in difetto), ricorrendo a un codice para-mafioso? Probabilmente un giornalista poco libero, “incistito” in un sistema fatto di veleni, sgambetti e molte ombre.

Il dossier che non c’è de “Il Giornale” resta – comunque la si voglia pensare – una delle più brutte notizie degli ultimi tempi. Mentre sale il consenso della Marcegaglia e crolla la fiducia nell’informazione. Da parte di tutti.

Maria Saporito