Bersani apre all’Udc e fa autocritica: abbiamo sottovalutato Berlusconi

La riforma elettorale prima, il ritorno alle urne dopo. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, intervenuto ieri alla trasmissione di Rai3 “Che tempo che fa”, ha stilato la sua brevissima lista delle priorità da rispettare per mandare a casa Berlusconi. “Credo che serva un breve governo di transizione – ha spiegato nello studio di Fabio Fazio – per fare la nuova legge elettorale e poi si fissano le elezioni“. Che, secondo le previsioni del leader dei democratici, potrebbero svolgersi in primavera.

“Se si parla di legge elettorale – ha precisato il segretario del Pd – van bene tutti. Se si parla di governo o si fa una cosa come si deve o è meglio che restiamo a casa”. La sua idea rimanda a un “novello” Ulivo capace di celebrare solidi rapporti tra partiti apparentemente molto distanti tra loro.

“Il nuovo Ulivo – ha spiegato l’ex ministro – sarà composto dalle forze del centrosinistra, tra cui ci sono Di Pietro e Nichi Vendola, legate da un patto vincolante. Questi poi si possono rivolgere alle forze che non sono del centrosinistra e che hanno a cuore la democrazia. E quindi – ha puntualizzato il segretario del Pd – pure all’Udc“.

Quanto alla nuova legge elettorale che dovrebbe spianare la strada alle elezioni di primavera: “Penso a una proporzione – ha detto Bersani – tra maggioritario e proporzionale che salvaguardi il bipolarismo. Vorrei i collegi territoriali a doppio turno. Fu lo stesso Berlusconi a inizio di questa legislatura – ha aggiunto – a dire che bisognava correggerla. Se la maggioranza dei parlamentari lo vuole può cambiare questa legge elettorale perché – ha scherzato – non c’è ancora la costituzione di Arcore”.

Quale idea sul leader da candidare? “Lo sceglieremo – ha assicurato il leader dei democratici – con quella cosa bellissima che sono le primarie. Quando sarà il momento vedremo”. E su Berlusconi: “Chi in democrazia – ha notato Bersani – direbbe ‘ghe pensi mi?’ Ci trascina in una deriva populista e plebiscitaria che rischia di portare l’Italia fuori dalle democrazie occidentali”.

Tuttavia – è stata la conclusione del segretario del Pd – sottovalutare le sue capacità “persuasive” sugli elettori è stato un grave errore: “Berlusconi è un osso duro – ha ammesso Bersani – quando abbiamo detto che era una macchietta lo abbiamo sottovalutato. Io sono per guardare tutti i nostri limiti e correggerli, ma non sono – ha concluso – per l’autolesionismo”.

Maria Saporito