”Non ho mai rilasciato alcuna intervista a ‘Il Messaggero’ men che meno posso aver ipotizzato un eventuale licenziamento di Michele Santoro che, come è noto, è una competenza al di fuori dei poteri diretti del Direttore Generale”. Con queste parole Mauro Masi intende smentire le affermazioni che gli sono state attribuite oggi dal quotidiano romano.
Masi non si ferma qui e anzi decide di querelare i quotidiani ‘L’unità’ e ‘Il Manifesto’ per gli articoli dedicati al caso Santoro e alla notizia della sospensione del conduttore di ‘Anno Zero’.
La polemica intanto infuria ed è il consigliere di minoranza Rai, Giorgio Van Straten, che usa i toni forse più duri: ”C’è una prassi aziendale che è sempre stata seguita in questi casi – sottolinea l’esponente del cda aziendale – quando viene comminata una sanzione a un dipendente, la scelta del periodo in cui collocarla viene demandata al direttore di rete, perché la punizione riguarda il dipendente e non la trasmissione, e il direttore di rete di solito la colloca nel periodo in cui la trasmissione normalmente non va in onda: così il dipendente ha la sua sospensione dal lavoro e dallo stipendio ma non si perde la trasmissione. In questo caso invece la sanzione è stata fatta in primo luogo per fermare la trasmissione”. Secondo Van Straten ”questo è un fatto grave e inaccettabile, anche perché così l’azienda subisce un danno. Se il ricorso che sicuramente Santoro adirà alla magistratura gli desse ragione, chi pagherà il danno delle trasmissioni e della pubblicità non andate in onda? Nel cda di ieri – conclude Van Straten – ho fatto mettere a verbale che ne risponda personalmente chi ha erogato la sanzione, quindi il direttore generale”.
Duro anche il commento di Giorgio Merlo, vice presidente della commissione di Vigilanza Rai e parlamentare del Partito Democratico: ”Al di là dell’ennesima polemica su ‘Annozero’ è giunto il momento che l’informazione legata ai Tg e gli spazi di approfondimento giornalistico siano normati da regole condivise e chiare capaci di garantire sino in fondo il pluralismo e salvaguardare la libertà di espressione. Regole che giustificano, tra l’altro, ancora l’esistenza di un servizio pubblico”. E ancora: “La commissione di Vigilanza, alla luce anche di scelte discutibili ed equivoche dei vertici aziendali legate al caso Santoro, ha il dovere di intervenire non per introdurre ulteriori polemiche ma, semplicemente, per far sì che il servizio pubblico – conclude Merlo – non diventi una sorta di prateria dove prevalgono zone franche e punizioni politiche”.
Sulla vicenda non si fanno attendere i commenti politici.
”Masi si contenga. Non è un dipendente di Berlusconi ma del servizio pubblico”, è il commento del portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, da sempre in prima linea a difesa di Santoro. ”Ma… sì – ironizza Orlando sul cognome del dg Rai – sembra essere la solita puntuale risposta del direttore generale a ogni richiesta dell’inquilino di palazzo Chigi. Masi va anche contro un sentenza del tribunale che ha obbligato l’azienda a mandare in onda ‘Annozero’. Chiederemo a lui di pagare di tasca propria gli ingenti danni economici che graveranno sull’azienda. Non possono essere i contribuenti a pagare per le errate decisioni del dg”, è la conclusione dell’esponente dipietrista.
A Orlando fa eco Manuela Palermi, responsabile comunicazione della Federazione della Sinistra: “Il direttore generale della Rai o capisce una volta per tutte che sta lì per fare gli esclusivi interessi della Rai o è meglio che si dimetta. Il suo compito è valorizzare le professionalità aziendali, tutelarle a dovere e non impoverire la Rai a vantaggio della concorrenza. Masi, sempre più impegnato a emulare il suo premier, lasci stare quindi sanzioni, minacce o editti, tipiche dei regimi fascisti. E, se proprio non ci riesce, si faccia da parte, nel nome del pluralismo e della libertà di espressione, che sono il sale di ogni compiuta democrazia”.
Raffaele Emiliano