«Michele Santoro ha appena svolto un comizio pubblico ad uso privato. Usare la televisione pubblica pagata dai cittadini per organizzare plebisciti o pseudoplebisciti personali contro l’azienda e i suoi dirigenti è una cosa fuori dalla realtà. I padroni dell’azienda sono i cittadini che pagano il canone, non lui».
Queste le parole con cui Daniele Capezzone – sì sempre lui, il radicale antiberlusconiano intransigente, adesso fido, in tutti i sensi, dell’uomo di Arcore – commenta la puntata di Annozero che vedeva tra i temi del giorno quello della libertà, con esplicito riferimento alla sospensione per dieci giorni di Michele Santoro. La sanzione è stata comminata dai vertici Rai come punizione per l’ormai famoso vaffan’bicchiere pronunciato dal conduttore salernitano a conclusione dell’anteprima della puntata del 23 settembre scorso e rivolto al direttore generale dell’emittente pubblica Mauro Masi.
Qualcuno potrebbe sostenere che iniziare un articolo riportando il virgolettato del sempre contrito Capezzone – di cui sul web spopola uno sfortunato anagramma – non è il miglior modo di attrarre lettori.
Come dare loro torto. Però bisogna ricordare una cosa: certi denti prima li si cava e meglio è.
A proposito di denti, chissà quanto si sono digrignati quelli di Mauro Masi mentre era lì lì per partorire l’idea di querelare un po’ tutti, dal Manifesto, a L’Unità, passando per Vauro Senesi, colpevole d’aver paragonato in una vignetta l’ultrà serbo, colpevole dei disordini di Genova in occasione della partita della nazionale di calcio, al direttore Rai definito servo, alludendo alla sensibilità con cui Masi risponde alle pressioni provenienti dal governo.
Ma a colpire più di tutti, ieri, è stata la notizia della sospensione di Michele Santoro per dieci giorni. Inizio di punizione che coincidendo con l’inizio della prossima settimana, e protraendosi dal lunedì al venerdì, farà così saltare ben due puntate del programma.
Tra i primi a averci visto poco chiaro sui tempi di attuazione della sanzione è stato il consigliere Rai Giorgio Van Straten per cui «è consolidata prassi aziendale, infatti, che la decisione di indicare le date in cui la sospensione verrà applicata spetta ai direttori di rete e di testata per evitare, come è del resto logico, che un provvedimento disciplinare possa tradursi in un danno per il funzionamento della rete o della testata». E qui la domanda sorge lubraniamente spontanea: siamo sicuri che ai piani alti della Rai sapere che Annozero è fuori gioco per ben due settimane sia davvero un danno?
La puntata di Annozero si è conclusa intonando il testo di Giorgio Gaber La libertà, con il pubblico che ha risposto all’invito di Santoro a cantarla tutti insieme.
Libertà una parola che in Italia viene così tanto spesso nominata da far pensare che davvero non la si trovi più, quasi fosse il nostro Godot.
Freedom House ci piazza al settantaduesimo posto nella classifica sulla libertà di stampa nel mondo.
Siamo il Paese in cui come primo ministro c’è un uomo che ha dato del coglione a milioni di cittadini e lo stesso in cui si imbavaglia un giornalista semplicemente per un “invito a bere”.
Ed allora anche noi, già che ci siamo, cogliamo intanto l’occasione per consigliare al civitavecchiese Mauro Masi di andare a farsi un bel bicchiere, magari davanti a una tradizionale zuppa di mare.
Non si sa mai che gli si schiariscano le idee e che inizi a capire quali pesci pigliare.
Simone Olivelli