Francia, si risveglia dopo 14 ore donna dichiarata “clinicamente morta”

Miracolo o negligenza? Difficile dire cosa ci sia dietro al risveglio sul letto d’ospedale di una donna dichiarata “clinicamente morta” da ben quattordici ore. Lydie, una 60enne francese malata di tumore e seguita dal 2005 in un Policlinico della periferia di Bordeaux, ha avuto un malore lunedì mattina, proprio mentre si stava preparando a una seduta di chemioterapia. Le sue condizioni sono sin da subito apparse drammatiche, tanto che il medico d’emergenza che ha inutilmente tentato di rianimarla, dopo aver consultato gli altri suoi colleghi, ha comunicato ai figli della donna che la madre era “clinicamente morta”, in una condizione dichiarata “irreversibile”.

I medici, senza alcuna speranza ormai, hanno chiesto ai parenti della donna di firmare l’autorizzazione a staccare la spina del respiratore artificiale, ma i figli di Lydie si sono fortunatamente rifiutati, insistendo affinché la mamma fosse trasferita al centro ospedaliero universitario di Bordeaux.

Arrivata nella nuova clinica, Lydie è stata sottoposta a uno scanner che ha rivelato forti dubbi sullo stato di morte cerebrale. E a dimostrare che i sanitari del Policlinico di Bordeaux si erano sbagliati, ecco il colpo di scena: dopo quattordici ore, la donna, data ormai per “morta”, si risveglia.

Evidente l’imbarazzo dei medici che avevano dichiarato la morte cerebrale della povera Lydie. Ora cercano di spiegare il tutto facendo appello ad “una forma di miracolo”, un “caso raro, straordinario”. I sanitari “sbadati” ipotizzano che la donna sia stata colpita da una crisi di epilessia che avrebbe prodotto l’effetto di “morte apparente”.

Non sono evidentemente dello stesso avviso i figli della 60enne, che puntano il dito contro la negligenza dei sanitari, minacciando di ricorrere anche alla denuncia. Una rabbia più che legittima, considerato che se non fosse stato per loro ci si sarebbe rassegnati all’idea che Lydie fosse morta. La sua morte, con buona pace dei medici pessimisti, non si è però rivelata “irreversibile”.

Raffaele Emiliano