Sarah Scazzi: Sabrina e la madre comunicavano con bigliettini


È in corso a casa Misseri un sopralluogo da parte dei Ris. Avetrana è di nuovo sotto assedio, le dichiarazioni dal carcere di Taranto stravolgono l’intera confessione di Michele, lo zio che avrebbe ucciso Sarah Scazzi.

Avrebbe’ perché nuove ipotesi vogliono l’uomo in parte innocente: all’ora del delitto si ipotizza che dormisse, mentre qualcun altro ammazzava la quindicenne.

Intanto le indagini parlano di una strategia che Sabrina, in carcere per concorso in omicidio e sequestro di persona, e Cosima, che secondo gli inquirenti era perfettamente a conoscenza dell’accaduto, avrebbero portato avanti per i 42 giorni precedenti alla confessione di Michele: in casa avrebbero sempre comunicato con dei pizzini. Consce dei sospetti abbattuti sulla famiglia, soprattutto in seguito alla richiesta di Concetta, madre di Sarah, di indagare sulla cerchia familiare, e ancor di più dopo il finto ritrovamento del cellulare da parte di Michele, le due avrebbero architettato questo piano per comunicare sull’accaduto, eludendo quindi le ipotetiche spie che gli inquirenti avrebbero potuto installare in casa.

Le cimici c’erano, e grazie ad una intercettazione ambientale è stato possibile ascoltare qualche battuta sull’omicidio (“Tanto lo so che l’ha presa lui…”, diceva Sabrina riferendosi a Michele, suo padre).

A fronte delle dichiarazioni di Michele che incolpano la figlia, e del forte sospetto che la moglie sapesse tutto fin dall’inizio, i Ris ispezionano casa Misseri perché vi è un altro dubbio che confermerebbe la parziale innocenza dello zio di Sarah e la totale colpevolezza della cugina Sabrina: l’omicidio sarebbe avvenuto in casa, e non ne garage.

Misseri, da sempre ‘schiavizzato’ dalle donne di casa, sarebbe stato solo il mezzo attraverso il quale occultare il cadavere e allontanare i sospetti. Dopo i goffi tentativi che non hanno fatto altro che gettare cattiva luce sulla famiglia, lo zio della quindicenne sarebbe stato indotto, o si sarebbe recato di sua volontà, ad una confessione che, a distanza di due settimane sembra vacillare.

Carmine Della Pia